Una interessante  prospettiva su gli adolescenti e la morte.

Si tratta di un’iniziativa nata per la volontà del Dott. Giorgio Tubere ex direttore dell’Hospice nel territorio di Sanremo che ha avviato un percorso di conoscenza tra i ragazzi del Liceo Cassini e i pazienti territoriali dell’ Hospice. Ne è nata una esperienza di conoscenza, incontro e confronto sulla vita ed è stata particolarmente ricca sia per gli uni che per gli altri come è descritto nell’ articolo che segue di Concita De Gregorio. Resta solo una punta di amarezza. L’ esperienza non è stata rifinanziata ma la sua conoscenza può dare a voi nel territorio nel quale vivete un suggerimento e un’ ipotesi per poterla continuare e tornare a farla vivere.

Di Concita De Gregorio , http://invececoncita.blogautore.repubblica.it

6 SETTEMBRE 2018 ·
Coi liceali in un Hospice, ecco il mio progetto

“Sono Giorgio, medico ex direttore dell’Hospice della mia Asl. L’Hospice è una struttura residenziale pubblica per ricoverare malati end of life e garantire loro la miglior qualità di vita per il tempo da vivere. Quattro anni fa, pensai di portare dei liceali a tener compagnia agli ammalati nel mio reparto. Sembrava un’idea un po’ folle: ragazzini spensierati, alla ricerca dell’allegria, che vanno a trovare malati che stanno per morire? L’anno dopo ne parlai alla vicepreside del Liceo Cassini di Sanremo e da lì partì il progetto di alternanza scuola/lavoro”.

“A inizio 2016 partimmo con undici studenti motivati. Il loro compito sarebbe stato incontrare i malati ogni settimana per due ore e chiacchierare con loro di tutto ciò che avrebbero voluto. Ci sarebbe stato un brie×ng iniziale con lo staff e poi un feedback sulle loro emozioni. Nel 2017 l’abbiamo ripetuto, anche in estate, con l’aggiunta di nuovi giovani. I nostri pazienti si son giovati della presenza dei ragazzi, diventati ‘quasi amici’. Alcuni durante le visite offrivano dolci agli studenti, in un simpatico scambio di ruoli”.

“Tutti hanno raccontato la loro esistenza rivivendola. Molti facevano domande sulla vita di questi adolescenti e non riuscivano a esimersi dal fare buone raccomandazioni, sopportate benevolmente dai ragazzi. Gli studenti sono cresciuti, hanno acquisito dimestichezza con la malattia, con la morte. Hanno saputo accettarla, soffrirla e metabolizzarla. ‘Scusi, dottore, possiamo, quando morirà Antonio, andare al funerale. Ci terremmo molto’. Quando Antonio ci ha lasciato, ci sono andati in sette”.

“Chiara: ‘Sono felice di poter dire che la mia esperienza in Hospice è stata piacevole e non era affatto una considerazione scontata, all’inizio. Il primo giorno ero in ansia e non ero l’unica. Ora ripenso alle prime ore con un sorriso, come un ricordo lontano, tanto le cose sono cambiate: il nervosismo, le aspettative nate dell’immaginazione e senza fondamento, tutte situazioni poi rimosse col tempo. Immaginavamo gente morta per la loro vicinanza al fine vita. Sbagliato: le persone che avevamo davanti erano vive, normali, magari troppo gonfie, magari troppo magre, magari nessuno dei due. E mentre l’esperienza andava avanti, acquisivamo consapevolezza della situazione che vivevamo. Mi ricordo di S. con la SLA, lo sguardo determinato e sicuro, con consapevolezza del proprio futuro. Non lo dimenticherò, forse perché è stata la prima paziente e perché al posto del quasi morto che mi aspettavo, avevo trovato un vivo con la consapevolezza di esserlo’”.

“Questa è la storia del nostro progetto alternanza scuola/lavoro dal 2015 al 2017. Purtroppo nel 2018 non abbiamo potuto ripeterlo, anche se le richieste liceali erano raddoppiate, perché la Direzione Asl ha deciso che non era più riproponibile: ‘Troppo rischioso’ per la salute dei ragazzi. Sarebbero occorse almeno una visita del Medico Competente ed esami ematici per certi×care lo stato di salute degli studenti, onde evitare il rischio di loro malattie ‘professionali’ (o richieste di risarcimento in caso di). Medicina o burocrazia difensiva? Ai posteri l’ardua sentenza. Per noi resta il ricordo di una bella  avventura”.

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