Qualche giorno fa a Milano al Castello Sforzesco si è tenuta la manifestazione dal titolo “Le nostre vita, la nostra libertà”, iniziativa che ha coinvolto radicali, attivisti LGTB, Emergency, il cui focus è stato principalmente sul tema del diritto ad amare e il diritto a morire.

Numerosi sono stati gli interventi che hanno illustrato punti di vista rispetto a tematiche quali l’omosessualità, l’eutanasia, la fecondazione assistita e l’aborto, tematiche assolutamente attuali e di profondo interesse.

Sono intervenuti, sul tema del diritto di morire anche le voci di persone come Mina Welby e Beppino Englaro (quest’ultimo presente alle conversazioni tenute nel corso delle scorse edizioni di “Uno Sguardo al Cielo”).

Mina, moglie di Piergiorgio Welby (morto il 20 dicembre 2006 dopo una lunga e dura lotta contro la distrofia muscolare che lo aveva costretto su di un letto, attaccato a un respiratore), ha enfatizzato “il dovere di rispettare tutti”, l’importanza del rispetto e della dignità degli uomini, attraverso azioni di sostegno e cura nei confronti di chi ne ha bisogno.

Altrettanto forte l’intervento di Beppino Englaro, che a sette anni dalla morte della figlia Eluana, continua a manifestare il suo pensiero contro l’accanimento terapeutico, che prolungò la vita di Eluana in modalità “estranee al modo di concepire l’esistenza della nostra ragazza”.

Ancora una volta si tocca il tema del fine vita e del diritto che ciascuno di noi ha all’autodeterminazione.

Ma il fine vita non è stata l’unica tematica toccata durante la manifestazione, che ha considerato, da diversi punti di vista, il tema dei diritti inviolabili dell’uomo.

Gli organizzatori della manifestazioni sostengono come “La nostra libertà di essere, di amare, di decidere è spesso negata e delegata ad altri […] La richiesta è unica: vedere le proprie scelte rispettate, indipendentemente dal fatto che si stia parlando di orientamento sessuale, aborto o fine vita”.

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