Roberto Carifi, poeta e filosofo, pubblica nel 2001 con la Casa Editrice Le Lettere (Collana Contrappunto) un volume intitolato In difesa della filosofia, testo che si pone di restituire alla filosofia un ruolo principale e rilevante nella vita di tutti noi, in un’epoca dominata dal fare e dall’essere, a scapito di una dimensione riflessiva, meditativa e contemplativa (tipica della filosofia).

Pur considerando il punto di vista critico che l’autore espone nei confronti della filosofia insegnata nella scuola, si pone l’attenzione – in questo contesto – al ruolo della filosofia rispetto alle tematiche della vita e della morte, elementi molto presenti nella poetica di Carifi.

Colpisce particolarmente il punto di vista del poeta che sottolinea la stretta connessione fra morte e filosofia: la morte è un riferimento alla vita stessa, proprio perché appartiene alla vita. Dal momento che non siamo ancora morti, possiamo vivere, prendere coscienza del dolore, della sofferenza e dell’esistenza della morte stessa.

L’uomo – sostiene Carifi – ha una visione fobica della morte, inautentica, perché spesso contrapposta alla vita. Il filosofo, proprio perché si esercita – attraverso la filosofia – nelle esperienze di morte, di perdita e di distacco intende la fine dell’esistenza stessa, come parte della stessa vita. La morte appartiene alla vita, così come noi apparteniamo alla morte.

Il poeta sottolinea l’importanza di accettare il dolore e non rifiutarlo, di condividerlo: il dolore, così come l’amore, sono elementi che appartengono all’uomo ed alla vita.

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