Venerdì 11 Gennaio al Teatro Nuovo di Ferrara la Senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, ha incontrato gli studenti delle scuole della provincia di Ferrara per testimoniare loro gli orrori e le atrocità dell’Olocausto e lo fa senza odio e senza spirito di vendetta, anche se dice che non perdona.

E mentre molti ebrei italiani si preparano a partire, suo padre, vedovo da quando Liliana è molto piccola, resta a Milano. Si spostano in Brianza. Tenteranno la fuga in Svizzera, ma saranno respinti. Una guardia li chiamerà “ebrei impostori”. E così quel gendarme condanna lei, suo padre, due cugini, alla deportazione. Circa due anni dopo lei sola tornerà, viva. Saranno dapprima reclusi nel carcere di Varese, poi di Como e infine a San Vittore, a Milano.

Quando le chiedono cosa l’abbia tenuta in vita in mezzo a quello che ha attraversato dice senza esitare che è stato l’amore, quello di suo papà e dei suoi nonni.

Dopo S. Vittore salirà su un treno spinta a calci con altri 604 ebrei. Partono da Milano Centrale, binario 21. E da quel momento finisce anche lo scambio di amore tra lei e suo padre. Le mani si staccano: le donne da una parte, gli uomini dall’altra. Sarà stata quella l’ultima volta. Il padre viene portato subito alla fucilazione.

75190 è il numero tatuato sul suo braccio sinistro.

Lo porta con onore perché è una vergogna incancellabile per chi lo ha fatto.

Programma 2019, Ferrara – Giorno della memoria:

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