Liliana Picciotto, storica specializzata nello studio della storia degli ebrei in Italia nel periodo fascista e della repubblica di Salò, ha svolto una lunga e accurata ricerca documentaria ( durata 9 anni), corredata da preziose testimonianze orali.

Il volume “Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945” racconta le vicende di alcuni degli ebrei scampati allo sterminio grazie all’aiuto di altri cittadini italiani, che decisero di non voltare le spalle ad amici, conoscenti, vicini di casa, compagni di scuola, o anche a persone che non conoscevano, perseguitate dal regime nazifascista.

Gli ebrei sfuggiti alla Shoah in Italia furono piú dell’ottantuno per cento. Questo volume presenta i risultati del progetto «Memoria della salvezza» del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), volto a riflettere su come essi abbiano potuto salvarsi malgrado le ricerche, gli arresti, le deportazioni, da parte delle autorità fasciste e naziste. Al contrario di quanto già descritto da Liliana Picciotto ne Il libro della memoria e in altri studi, si parla qui dunque del «rovescio della medaglia». Nessuno in precedenza si era posto, in modo sistematico e scientifico, la domanda su chi fossero i salvi e come mai si fossero salvati. Si toccano qui temi quali: che cosa sapevano gli ebrei in Italia della Shoah che infuriava già nell’Europa nazista? E che cosa ne sapeva la gente comune? Qual era il rischio per un normale cittadino che desse soccorso agli ebrei? Può questo soccorso definirsi come resistenza civile? C’era differenza tra il soccorso agli ebrei e quello ad altre parti sociali ugualmente bisognose di passare nella clandestinità: renitenti alla leva, soldati dell’esercito alleato evasi, antifascisti? Come il fatto di essere perseguitati per famiglie intere ha influito sulla scelta delle modalità di cercare salvezza?

Alessandra Chiaromonte

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