Regia: Guillaume Nicloux   

Genere: Drammatico

Tipologia: Perdita di un figlio, Elaborazione lutto

Interpreti: Isabelle Huppert, Gérard Depardieu, Dan Warner, Aurélia Thiérrée, Dionne Houle

Origine: Francia, Belgio

Anno: 2015

Trama: Il trent’enne Michael, con una promettente carriera di fotografo a San Francisco, decide di suicidarsi e prima di farlo invia una lettera ai genitori pregandoli di recarsi sei mesi dopo la sua morte in California nella Valle della morte. Devono seguire, per un’intera settimana, un determinato percorso e avranno, alla fine, la possibilità di farlo ritornare in vita anche se solo  per poco.

Recensione: La perdita di un figlio è sempre un evento drammatico. Lo è ancora di più quando il figlio muore suicida e i genitori, separati per giunta, non lo vedono da tempo e comprendono che, forse, la causa della sua morte  ha in qualche modo a che fare con il loro egoismo e disinteresse. Il desiderio, a volte non consapevole, di questi genitori, è quello che lo stesso figlio indica: ritrovarlo dopo un loro riavvicinamento e dopo un lungo comune e difficile percorso di interiorizzazione e  metabolizzazione del luttuoso evento. Ed è quello che lo scrittore e regista francese Guillame Nicloux tenta di far emergere in  Valley of love. Il film è stato presentato al festival di Cannes nel 2015 e ha vinto il premio Cesar come migliore fotografia e la nomina come miglior attore e migliore attrice.Egli stesso racconta di essersi recato nella Death Valley nel 2012 e di aver a lungo riflettuto sul significato della vita e sul mistero della nascita e della morte ricordando l’ovvio principio, per ogni uomo comune, che debbano essere i genitori a morire prima dei figli e che il vero tormento per essi, quando accade il contrario, è che l’ordine naturale della morte viene  rovesciato lasciando la vita nel disordine. Michael, infatti, il figlio di Isabel e Gerard, non vede da anni i suoi genitori che hanno rotto il loro rapporto coniugale subito dopo la sua nascita. I due non si frequentano ormai più. Si danno appuntamento in albergo. Non sanno neppure quando è stata l’ultima volta che si sono visti. Gérard tira fuori la lettera e legge il contenuto. Lei non è neanche andata al suo funerale e non lo vede da sette anni.

Restano interdetti. Non sanno cosa pensare. Decidono, in fine, di assecondare l’ultimo drammatico desiderio del figlio per senso di colpa o per quello che, comunque, è stato il frutto del loro fugace  amore.È una situazione assurda, come assurdo è il luogo in cui i due coniugi sono stati convocati. Uno scenario irreale con ampi spazi aridi, desolati, avvolti dalla solitudine e dalla calura soffocante. Si susseguono, se non fosse serio e doloroso il motivo che li trattiene, continue scene, che rasentano il tragicomico: ansia, stanchezza, sensi di nausea, vomito. Lui è più refrattario e vorrebbe interrompere quella «vacanza» infernale. Lei, più possibilista, ci crede, vuole andare fino in fondo, capire cosa effettivamente li aspetta alla fine di quel percorso.

Quel luogo arido, surreale produce l’effetto voluto. La valle della morte e della desolazione, pian piano, attraverso i primi timidi e impacciati discorsi, nel ricordo del figlio e del loro giovanile amore, attraverso il pacato e sereno confronto dei sicuri errori commessi (intervallato da esilaranti gang messe in atto con la consueta bravura dagli ineguagliabili Isabelle Huppert e Gérard Depardieu) diventa, in nome di Michael, la Valle dell’amore. Il percorso da seguire e il tempo impiegato diventano il percorso e il tempo necessario per comprendere ed elaborare il lutto doloroso, come sempre è, della morte immatura e drammatica di un figlio.