La morte di un individuo costituisce un evento molto traumatico per la comunità e la società nel suo complesso. Sovente lo sconvolgimento è ancora più doloroso per i gruppi immigrati, lontani dalla terra d’origine. Allo scopo di valutare tale impatto, un gruppo di giovani studiose ha da poco concluso una ricerca condotta sul campo – ideata e patrocinata dalla Fondazione Ariodante Fabretti di Torino e coordinata dall’antropologo Alessandro Gusman – i cui esiti costituiscono le pagine di questo volume. Attraverso lo strumento dell’intervista ad alcuni esponenti delle comunità di immigranti presenti sul territorio della regione Piemonte, gli autori hanno focalizzato l’attenzione sugli atteggiamenti assunti di fronte alla morte dai migranti qui residenti, analizzando l’insieme delle pratiche messe in atto nelle delicate fasi successive alla perdita di un proprio membro. Ne emerge un interessante e inaspettato quadro, il cui scopo non è soltanto quello di tratteggiare un panorama delle cerimonie, degli usi e delle tradizioni funebri delle principali comunità, ma anche e soprattutto quello di fornire agli addetti ai lavori – in primo luogo amministratori pubblici e operatori sanitari e funebri – uno strumento utile a far fronte alle esigenze rituali manifestate dai “nuovi piemontesi”. Un’efficace politica di integrazione non può realizzarsi senza una reciproca conoscenza e accettazione anche in quest’ambito dell’esistenza umana. Il volume è correlato da agili schede che si propongono di descrivere in sintesi (e necessariamente in modo schematico) le concezioni e le tradizioni funerarie delle comunità immigrate presenti in Piemonte analizzate nel testo.

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