Recensione: La stanza del figlio è la storia di una famiglia e dei rapporti tra i suoi componenti, al cui centro si pone il tema della morte e del profondo dolore che solo la perdita di un figlio può provocare, narrata con sobria densità e con accenti anche estremamente crudi nell’apice della tragedia: «non c’è immagine più irreale del volto bianco di un figlio adolescente morto e adagiato in una bara, non c’è strazio più gelido che sentire alle spalle i necrofori che di quella bara portano il coperchio, non c’è fragore più lancinante di una saldatrice che la chiude, di un martello che l’inchioda».Il regista evita peraltro ogni caduta nel melodramma raggiungendo «una nuova maturità nella definizione di uno stile sempre più essenziale e raffinato» anteponendo alla rappresentazione della disperazione «la desolazione e lo sconforto, che rappresentano assai meglio il senso della perdita». Su un tale soggetto era «difficile essere più minimalisti e più densi, più spogli e più commoventi, più sensibili e meno ammiccanti. Si possono mantenere gli occhi asciutti, ma si resta posseduti da quei genitori con i quali continuamente ci si identifica».
Welcome to the Rileys
Genere: Drammatico
Interpreti: Kristen Stewart, James Gandolfini, Melissa Leo, Ally Sheedy, Tiffany Coty, Elisa Davis, Joe Chrest, Peggy Walton-Walker, Lance E. Nichols, Kathy Lamkin, David Jensen, Inge Isv-Nizchen, Elliot Grey
Origine: USA
Anno: 2010
Trama: La perdita della loro unica figlia diviene l’inizio di un drammatico allontanamento tra Doug e Lois Riley. Doug a New Orleans conosce Mallory, una spogliarellista sedicenne, e decide di diventare il suo angelo custode, mentre Lois resta serrata nella sua bella casa di Indianapolis. Sarà proprio la cura dedicata a Mallory a donare la forza ai Rileys di ricostruire la loro relazione.
Recensione: Welcome to the Rileys è, prima di tutto, un film di attori. Un dramma intenso, che complice un’ottima sceneggiatura, riesce a scavare in profondità nel carattere e nel vissuto dei tre protagonisti, rendendoli figure reali e realistiche. Due generazioni a confronto che si ritrovano in un insolito rapporto che si sviluppa lentamente, quasi a ricreare un vero e proprio nucleo familiare. Si contrappongono quindi il dolore della perdita subita dai due genitori e la sofferenza di Mallory, ragazzina cresciuta nella solitudine affettiva che vende il proprio corpo per dimenticare l’infanzia mai avuta.
The tree of life
Regia: Terrence Malick
Genere: Drammatico, Surreale
Interpreti: Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Hunter McCracken, Laramie Epper, Tye Sheridan, Fiona Shaw, Kari Matchett, Joanna Going, Jackson Hurst, Kimberly Whalen, Crystal Montecon, Tamara Jolaine, Dustin Allen, Jennifer Sipes
Origine: USA, Italia
Anno: 2011
Trama: L’albero della vita, ovvero: il senso che ognuno di noi dà alla vita, alla morte, al successo, all’amore, alla natura, all’origine, alla grazia. E’ questo il nucleo del racconto di una famiglia cattolica del Texas degli anni cinquanta, colpita dalla prematura scomparsa del loro figlio diciannovenne.
Recensione: Il tema fondamentale del film, all’interno del quale il regista texano utilizzaa voce fuori campo, diventata un suo segno distintivo, è la ricerca del senso della vita. Esso viene affrontato giustapponendo immagini e riprese di accadimenti dello spazio (pianeti, stelle e galassie), scenari naturali incontaminati dall’uomo (deserti, oceani, vulcani persino l’evoluzione della terra primigenia e i dinosauri, che Dio avrebbe fatto estinguere per fare posto all’amato uomo), ricostruzioni dell'”infinitamente piccolo” (immagini al microscopio elettronico di movimenti cellulari) e le vicende della famiglia protagonista. Altro tema evidente del film è il complesso di Edipo, atteso il legame quasi simbiotico di Jack con la madre e il contrasto, che si spinge fino a sognarne la morte, con il padre. Le due figure rappresentano nella mente di Jack i due poli ideali della Educazione, tra la vita secondo Natura (simboleggiata dal padre) e la Grazia (rappresentata della madre). Il primo modello è quello della lotta per la sopravvivenza, il secondo quello dell’Amore disinteressato. La madre insegna a vivere ogni momento della vita quotidiana e a coglierlo nella sua bellezza e unicità. Il padre vuol far capire ai figli che le maniere forti sono l’unica soluzione per andare avanti in un mondo cattivo, dove fatalità e morte regnano sovrane. Tra i due poli il film cerca costantemente una difficile riconciliazione, che viene alla fine collocata nella prevalenza della seconda: il Padre ammette a Jack di aver sempre sbagliato nella sua vita a disprezzare la Bellezza, sedotto dalla ricerca della soddisfazione di gratificazioni materiali, desiderando essere amato perché uomo importante, invece che vivere lo Splendore. Il film si conclude con la riconciliazione non solo di Jack con la lezione del padre e della madre e la elaborazione del lutto per la morte del fratello, ma anche con la armonizzazione di Natura e Tecnologia, simboleggiate dalle tre immagini finaliin sequenza dei girasoli nel silenzio, delle vetrate dei grattacieli di Houston che riflettono un cielo puro e delle nubi e in un ponte, che idealmente conduce verso il tramonto.
Stolen – Rapiti
Regia: Anders Anderson
Genere: drammatico, thriller, poliziesco
Interpreti: Jon Hamm, Josh Lucas, Rhona Mitra, James Van Der Beek, Jessica Chastain, Joanna Cassidy, Jimmy Bennett, Morena Baccarin, Michael Cudlitz, Andy Milder, Holt McCallany, Jude Ciccolella, Rick Gomez, Marcus Thomas, Graham Phillips
Origine: USA
Anno: 2009
Trama: Il racconto parallelo di due padri, uno ambientato nel 1958 e l’altro nel 2008, entrambi accomunati dalla perdita prematura di un figlio e dal senso di colpa che li attanaglia per non essere riusciti ad evitare l’infausto evento.
Recensione: Per essere un thriller, Stolen – Rapiti calca troppo sugli elementi dolorosi e sul disegno di due paternità dilaniate da un male a loro esterno, sul versante drammatico, invece, appare inattendibile per via di una struttura poliziesca inquinata da elementi quasi horror.
Racconto di Natale – Un conte de Noël
Regia: Arnaud Desplechin
Genere: Drammatico
Interpreti: Catherine Deneuve, Jean-Paul Roussillon, Anne Consigny, Mathieu Amalric, Melvil Poupaud, Hippolyte Girardot, Emmanuelle Devos, Chiara Mastroianni, Laurent Capelluto
Origine: Francia
Anno: 2008
Trama: La necessità di un trapianto di midollo osseo per il figlio Joseph, e l’impossibilità di trovarlo all’interno della loro famiglia, spinge Abel e Junon Vuillard a mettere al mondo un nuovo figlio, Henri; purtroppo il midollo di Henri non sarà compatibile e nel frattempo Joseph muore. Stesso destino toccherà a Junon, ed Henri, che questa volta è l’unico ad avere il midollo compatibile, si troverà di fronte al dilemma se salvare o lasciar morire la madre che non lo ha mai amato.
Recensione: Arnaud Desplechin mescola vita e morte. L’atmosfera gioiosa delle feste stempera le tensioni sotterranee, i risentimenti si intrecciano con gli amori, lungo un percorso che a volte sorprende per la durezza degli scontri oppure incanta per l’ironia con cui sono superati. Desplechin muove i fili di questo teatro con sensibilità e leggerezza, riuscendo a dare una forma sopportabile anche al confronto con la morte e il dolore, obbedendo a un idea di cinema che non vuole confrontarsi con il mondo ma solo con i sentimenti privati.
In the bedroom
Regia: Todd Field
Genere: Drammatico
Interpreti: Sissy Spacek, Tom Wilkinson, Nick Stahl, Marisa Tomei, William Mapother, William Wise, Celia Weston, Karen Allen
Origine: USA
Anno: 2001
Trama: La tranquilla vita di una famiglia del Maine è interrotta dall’uccisione del loro figlio per mano del marito della sua nuova compagna. Quando l’omicida, su cauzione, esce dal carcere, i genitori decidono di rendere giustizia da sé alla drammatica morte del figlio.
Recensione: E’ stato paragonato a “La stanza del figlio” ed in effetti “In the bedroom” ha piu’ di un elemento in comune con il film di Nanni Moretti: l’immersione nel contesto sociale del nucleo familiare protagonista, l’imprevedibilita’ di un lutto, la deriva emotiva che ne consegue, il tentativo di ricominciare a vivere. Diverse pero’ le motivazioni dei personaggi e la soluzione adottata per rimuovere un dolore profondo, anche perche’ la storia, raccontata per immagini da Todd Field, assume contorni completamente diversi. Abbastanza prevedibile nello sviluppo narrativo, “In the bedroom” colpisce per il rigore della messa in scena. Fugge con determinazione qualsiasi caduta nel patetico e affida a rapidi tocchi, racchiusi tra dissolvenze, il compito di raccontare il trauma emotivo dei protagonisti e l’evoluzione del loro stato d’animo. Scelta davvero efficace che forse appesantisce la visione, a causa della frammentazione del racconto, ma riesce a comunicare con lucidita’ il convulso mondo interiore dei protagonisti.
Gli ostacoli del cuore – The Greatest
Regia: Shana FesteGenere: Drammatico, Romantico
Interpreti: Carey Mulligan, Pierce Brosnan, Susan Sarandon, Johnny Simmons, Aaron Johnson, Michael Shannon
Origine: Usa
Anno: 2009
Trama: Bennet, un ragazzo di 18 anni, durante la sua prima notte d’amore con Rose, muore in un incidente stradale. Rose, rimasta incinta, viene portata dal padre di Bennet nella sua famiglia, ma la moglie è disturbata dalla presenza di Rose. Quando a Rose nascerà una bambina lo scenario familiare cambierà. I personaggi del film tentano, ognuno a modo proprio, di elaborare il dolore per la scomparsa di Bennet.
Recensione: The Greatest si propone di mostrare i diversi modi di affrontare e superare (o quantomeno accantonare) il dolore per una perdita improvvisa. La madre, il padre, il fratello minore, la ragazza. Quattro modi diversi di intendere l’affetto, quattro personalità diverse che hanno un diverso rapporto con il rimorso. Tutti si rimpiangono qualcosa e scelgono (volontariamente o meno) modi diversi di mostrarlo. L’analisi quasi maniacale delle ultime ore di vita per la madre, la somatizzazione per il padre, le droghe per il fratello. Solo lei, Rose, la ragazza che è stata tale solo per una notte ma che da un anno già lo amava cerca di proiettare ciò che non ha vissuto sul nuovo nato.Di sfogo in sfogo, di crisi in crisi non si giunge finalmente ad una soluzione ma si attende il momento in cui qualche elemento esterno arrivi a placare la personale valvola di sfogo. Il risveglio dal coma dell’altro autista coinvolto nell’incidente, la crisi cardiaca e una confessione particolarmente dura smuoveranno le acque nel finale, ma prima c’è il nulla.
Antichrist
Regia: Lars von Trier
Genere: Drammatico, Horror
Interpreti: Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg
Origine: Danimarca, Germania, Francia, Italia, Svezia, Polonia
Anno: 2009
Trama: Mentre due coniugi consumano un rapporto sessuale, il loro piccolo figlio muore tragicamente cadendo dalla finestra. Per superare il lutto, la coppia decide di ritirarsi in un bosco dove in una casa isolata (Eden) tentano con tutte le loro forze di fare luce nelle loro menti devastate dal dolore, ma violenza e crudeltà avranno il sopravvento.
Recensione: Con Antichrist Lars von Trier si mette completamente a nudo. Il film arriva sull’onda della depressione che ha colpito il regista danese e prova a raccontare in modo crudo e disperato la natura umana in un mondo creato da Satana. Antichrist si palesa senza risparmiare nulla ma soprattutto ha la forza di negare il bene (Dio, per il popolo) a favore del male e del caos (Satana), che dominano la natura umana e probabilmente la mente di un regista innovativo e delirante, che sente il pianto di tutte le cose che stanno morendo, ma ha il grandissimo pregio di superare gli schemi per proporre con coraggio e spudoratezza le proprie visioni.
Sussurri e grida – Viskningar och rop
Regia: Ingmar Bergman
Genere: Drammatico
Interpreti: Harriet Anderson, Kari Sylwan, Ingrid Thulin, Liv Ullmann, Erland Josephson, Henning Moritzen, Georg Arlin, Anders Ek, Inga Gill, LInn Ullmann
Origine: Svezia
Anno: 1972
Trama: Agnese trascorre i suoi ultimi giorni di vita in una villa alla periferia di Stoccolma in compagnia di Karin e Maria, le sue due sorelle, e di Anna, la governante. Karin è egoista, crudele, Maria è estroversa e superficiale. L’unica ad essere realmente toccata dal dramma di Agnese è Anna, che se ne prenderà cura fino alla morte. Alla scomparsa di Agnese le due sorelle si divideranno per sempre mentre la governante rivive la fugace serenità delle tre sorelle sfogliando le pagine del diario di Agnes.
Recensione: Realizzato nonostante notevoli difficoltà produttive (il regista dovette impegnare quasi tutti i suoi averi e chiedere agli interpreti principali di coprodurre il film) Sussurri e grida è, senza ombra di dubbio, uno dei capolavori bergmaniani. Va subito segnalato che ci sono tre protagonisti non interpretati da esseri umani in questo film in cui Bergman torna invece sulla perfezione del numero 4 (4 donne protagoniste e 4 uomini come personaggi minori). Si tratta del tempo, del suono e del colore. La dimensione temporale viene segnalata dal succedersi di orologi in apertura. Il divenire che conduce a una morte al di là della quale Bergman dubita ci sia un dio ad attendere Agnes, si intreccia con quello che riemerge nei flussi di coscienza che rinviano a un passato in parte rimosso e in parte sempre presente. Il suono e la sua assenza giocano, a partire dal titolo, un ruolo importante che condividono con una musica che esplicita la sua funzione espressiva con i brani di Chopin e Bach. C’è poi il colore rosso che non si limita ad essere presente ovunque nella scenografia ma che invade più volte, con la sua forza simbolica, il fotogramma.
Il motivo dominante è comunque il peso che il passato impone alla vita di ognuno. Qui si tratta di un vissuto che torna a premere sul presente non solo come substrato psichico ma anche con una sua presenza che sta tra il fantasmatico e il carnale.
L’ospite d’ inverno – The Winter Guest
Regia: Alan Rickman
Genere: Drammatico
Interpreti: Emma Thompson, Phyllida Law, Sheila Reid, Sandra Voe, Arlene Cockburn, Gary Hollywood, Sean Biggerstaff, Douglas Murphy, Alan Rickman
Origine: Gran Bretagna
Anno: 1997
Trama: Frances, una fotografa rimasta vedova, si rifiuta di affrontare il lutto e si rinchiude in casa, affidandosi alle cure del suo unico figlio adolescente. Nel freddo paesino in cui abita, viene raggiunta dall’anziana madre che farà di tutto per incoraggiarla ad uscire dall’isolamento in cui si è forzatamente costretta. Frances vorrebbe partire per l’Australia dove poter cominciare una nuova vita ma la vicinanza della madre le farà cambiare idea.
Recensione: Il film intenso e delicato riesce senza fatica a far dimenticare il palcoscenico da cui proviene, dando la giusta forza ai personaggi femminili. Il merito va diviso tra Sharman McDonald che l’ha sceneggiato e l’esordiente regista Rickman, attore di onorata carriera che nella regia si sofferma sui momenti vuoti riempendoli di sguardi e sussurri. Magistrale interpretazione della coppia Law-Thompson, madre e figlia nella vita e per la prima volta anche nella finzione, infondendo alla pellicola un po’ di gustoso psicodramma.
Le invasioni barbariche – Les invasions barbares
Regia: Denys Arcand
Genere: Commedia, Drammatico
Interpreti: Remy Girard, Stephane Rousseau, Marie-Josée Croze, Marina Hands, Dorothee Berryman, Johanne-Marie Tremblay, Pierre Curzi, Yves Jacques, Lousise Portal, Dominique Michel, Isabelle Blais, Toni Cecchinato, Sophie Lorain, Mitsou Gelinas, Markita Boies, Micheline Lanctot, Denis Bouchard, Sylvie Drapeau, Jean-Marc Parent, Daniel Briere, Dominic Darceuil, Yves Desgagnés, Gilles Pelletier, Jean-René Ouellet, Lise Roy, Macha Grenon, Gaston Lepage, Sebastien Huberdeau, Rose-Maité Erkorea, Roy Dupuis
Origine: Canada, Francia
Anno: 2003
Trama: Remy, insegnante di storia, a causa di un tumore è costretto a vivere i suoi ultimi giorni in ospedale. Il figlio Sébastien, dietro pressione della madre, ritorna da Londra per visitare il padre, nonostante da lungo tempo i due non avessero nessun contatto. Sébastien, in pena per le gravi condizioni del padre, organizza una grande rimpatriata di tutti i suoi parenti, amici, allievi, amanti che doneranno agli ultimi istanti di vita di Remy serenità e leggerezza.
Recensione: Amaro film sul decadimento degli ideali. I temi sono la vita, la felicità e il vero senso del vivere. Vengono affrontate le problematiche esistenziali, quelle politiche e sociali parlando dell’evoluzione delle società occidentali, del significato della Storia, di capitalismo e socialismo, riflettendo sul rapporto tra individuo e società, tra spontaneità e condizionamento. Si parla della morte fisica e di quella della società, tema già iniziato nel film antecedente a questo, il declino dell’ impero americano (1987). La morte fisica fa da contraltare al morire delle ideologie, dei progetti utopici, delle religioni e del sistema economico fondato su liberismo e capitalismo. Il senso romantico della vita emerge nel confronto tra l’esistenza del padre fatta di amori passionali, amicizie e ideali e quella del figlio, costruita su carriera, soldi e cinismo. Giovani ignoranti definiti da Remy come i nuovi barbari, segnando l’era di una nuova invasione.
La famiglia Savage – The Savages
Regia: Tamara Jenkins
Genere: Commedia, Drammatico
Interpreti: Laura Linney, Philip Seymour Hoffman, Philip Bosco, Peter Friedman, Gbenga Akinnagbe, David Zayas
Origine: USA
Anno: 2007
Trama: Lenny, a seguito della morte della compagna, si ritrova a non avere più casa; i suoi due figli John e Wendy, dopo anni di rottura col padre, decidono di prendersene cura. Lenny, ormai anziano, è affetto da demenza senile e la sua condizione offrirà ai figli l’occasione per conoscersi meglio e per rielaborare il loro difficile passato.
Recensione: Nonostante la drammaticità della situazione La famiglia Savage è un piccolo romanzo di crescita che l’autrice Tamara Jenkins ha scritto e diretto in una chiave di sottile malinconia venata di humour e senza mai cadere nel sentimentalismo. Eppure si tratta di un film intimista, giocato proprio sulla forza dei sentimenti che legano i fratelli fra loro a al genitore.
Mare dentro – Mar adentro
Regia: Alejandro Amenábar
Genere: Drammatico
Interpreti: Javier Bardem, Belén Rueda, Mabel Riveira, Lola Duenas, Celso Bugallo, Clara Sergura, Joan Dalmau, Alberto Jiménez, Tamar Novas, Francesc Garrido, José Maria Pou, Alberto Amarilla, Andrea Occhipinti
Origine: Spagna, Francia, Italia
Anno: 2004
Trama: Le conseguenze nefaste di un tuffo in mare hanno reso Ramon tetraplegico. La famiglia del fratello si prende amorevolmente cura di lui, ma Ramon non si rassegna ad una vita mortificata e da 28 anni tenta caparbiamente di ottenere l’eutanasia. Una avvocatessa (anch’essa affetta da una patologia degenerativa) si innamora di Ramon e insieme meditano il suicidio, ma nel momento del gesto estremo la donna si tira indietro. Sarà dunque Rosa, un’operaia amica dell’uomo, che lo aiuterà nel suo intento finale permettendogli di liberare la sua vita da una sofferenza mai accettata.
Recensione: In Mare Dentro il confine attraversato è ancora quello tra la vita e la morte, ma il regista abbandona le implicazioni ultraterrene per dedicarsi a una storia vera, quella del cinquantenne Ramon Sampedro che, tetraplegico dall’età di venti, chiede “solo” di morire. “Una vita che elimina la vita non è libertà”, gli viene ricordato, “ma anche una vita che elimina la liberta non è vita”, risponde il protagonista.
La tesi sposata dal film è a favore dell’eutanasia, ma Amenabar (anche co-sceneggiatore e autore delle musiche) evita le trappole perniciose della lezione ad ogni costo e si concentra sulle esigenze del personaggio (piu’ di una volta il protagonista parla a nome suo e non di tutti i tetraplegici), che solo nel finalissimo diventano un po’ didascalicamente un esempio per tutti (del resto la ripresa in video della sua morte è avvenuta realmente).
Il regista, nato a Santiago del Cile ma spagnolo di adozione, inscena con estrema naturalezza e grande sensibilità la rischiosa e problematica vicenda, creando personaggi, anche minori, di vibrante intensità, impostando contrasti forti e appassionanti e cercando di motivare il piu’ possibile gli sviluppi narrativi. Oltre alla regia, pudica ma incisiva, gran parte della carica emotiva deriva dalla strepitosa interpretazione di Javier Bardem (giustamente premiato a Venezia con la Coppa Volpi), attore dalla fisicità travolgente qui azzerata da un’immobilità miracolosamente comunicativa. Ma tutto il cast, supportato dallo spessore di personaggi già ben calibrati in fase di scrittura, regala emozioni profonde.
Madre e figlio – Mat i syn
Regia: Aleksandr Sokurov
Genere: Drammatico
Interpreti: Aleksei Ananishnov, Gudrum Geyer
Origine: Russia, Germania
Anno: 1997
Trama: In campagna, tra sterminate distese di grano, alberi e colline, un uomo si prende cura della propria madre gravemente ammalata e ormai prossima alla morte. Insieme ripercorrono amorevolmente il loro passato muovendosi come uniche ombre di un paese in totale abbandono. Alla morte della madre, al figlio, rimasto completamente solo, non resterà che un saluto ed un appuntamento per ritrovarsi di nuovo in una prossima vita.
Recensione: Lo straordinario di questo regista è di accingersi a guardare il mondo quando gli altri sembrano esitare. Un film “insolitamente” vibrante; una pellicola straziante dove le immagini sono volutamente piatte come la superficie di un quadro: una scelta che affida la tridimensionalità non alla simulazione dello spazio ma alla profondità dei sentimenti. l film è caratterizzato dalla scarsissima quantità di dialoghi, che lascia spazio ai suoni e ai silenzi dell’ambiente; i tempi sono estremamente dilatati e le immagini sono spesso pesantemente manipolate e deformate attraverso l’uso di specchi, lenti e filtri. L’autore ha affermato di essersi ispirato alla pittura di Caspar David Friedrich, in particolare al dipinto Monaco in riva al mare.
A single man
Regia: Tom Ford
Genere: Drammatico
Interpreti: Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult, Matthew Goode, Jon Kortajarena, Paulette Lamori, Ryan Simpkins, Ginnifer Goodwin, Teddy Sears
Origine: USA
Anno: 2009
Trama: California 1962. George, un professore universitario, decide di togliersi la vita a distanza di otto mesi dalla morte del suo amato compagno Jim, con cui ha felicemente convissuto per 16 anni. Contrastato dalla famiglia di Jim e vessato dai pregiudizi sociali, George ormai solo, organizza minuziosamente l’ultima giornata della sua vita ma l’incontro con Kenny, uno studente universitario, gli offre l’occasione per rimandare il suicidio; tuttavia l’appuntamento con la morte lo coglierà comunque.
Recensione: La rassegnazione e il lutto del protagonista George Falconer (Colin Firth), impeccabile docente universitario, sono come un’onta che, ogni faticoso mattino, deve essere mascherata, sotto una patina di buone maniere e vestiti firmati. Ma il dolore lacerante per la scomparsa dell’amato compagno Jim, è pronto a riaffiorare nei momenti più inaspettati, attraverso una serie di reminiscenze emozionali, scatenate dagli elementi più improbabili (la visione di un cagnolino, la musica proveniente da un giradischi), in un andirivieni temporale scollegato narrativamente (solo nelle ultime sequenze assistiamo al primo incontro tra George e Jim) che ricorda i meccanismi schizofrenici del sottovalutato Spider di Cronenberg (altro film incentrato sul ricordo e la perdita).
Ciao
Interpreti: Alessandro Calza, Adam Neal Smith, Chuck Blaum, John S. Boles, Margaret Lake, Ethel Lung
Anno: 2008
Trama: L’improvvisa morte di un amico in comune (Mark) mette in contatto due ragazzi, Jeff ed Andrea (il primo statunitense e l’altro italiano). Jeff è stato l’amante e il migliore amico di Mark, mentre Andrea aveva instaurato con Mark una fitta corrispondenza on-line, senza mai conoscersi personalmente. I due ragazzi si incontranno a Dallas.
Recensione: La collaborazione tra il regista asiatico Yen Tan e il web designer genovese Alessandro Calza nasce nel2003 , quando Calza inviò un e-mail a Tan, dopo aver visionato il suo film del 2002 Happy Birthday.Tra i due nasce una assidua corrispondenza, che a detta del regista gli ricordava quella tra Anne Bancroft ed Anthony Hopkins in 84 Charing Cross Road . I due scrivono assieme la sceneggiatura, basandosi sull’idea del rapporto epistolare a distanza. Le riprese del film hanno avuto luogo a Dallas. Andrea, un ragazzo italiano, da tempo ha una assidua corrispondenza on-line con Mark, un ragazzo statunitense. Poco prima di andare negli Stati Uniti per incontrare di persona Mark, Andrea viene avvisato della sua tragica morte, avvenuta in un incidente automobilistico. Ciò nonostante, Andrea sbarca a Dallas, dove ad attenderlo c’è Jeff, il migliore amico di Mark. I due inizieranno un profondo e delicato rapporto fatto d’amore, di conversazioni e d’intimità, elaborando assieme il lutto e il senso della perdita.
Saturno Contro
Regia: Ferzan Özpetek
Genere: Drammatico
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Margherita Buy, Serra Yilmaz, Ennio Fantastichini, Ambra Angiolini, Luca Argentero, Filippo Timi, Michelangelo Tommaso, Luigi Diberti, Lunetta Savino, Milena Vukotic, Isabella Ferrari, Benedetta Gargari, Gabriele Paolino
Origine: Italia
Anno: 2006
Trama: La vita di Davide, uno scrittore di favole per ragazzi, e del suo gruppo di amici è dilaniata dalla improvvisa morte di Lorenzo, il suo giovane compagno. Questo triste evento costringerà il gruppo di amici ad elaborare insieme il dolore della perdita mettendoli reciprocamente in confronto con i loro universi personali ed intimi, densi di paure ed insicurezze.
Recensione: Ferzan Ozpetek torna a girare la storia di un gruppo di amici in un interno, evoluzione di quello gioioso delle Fate ignoranti e a filmare l’amore gay e la socializzazione tra omosessuali ed eterosessuali. Pur avendo gli astri a favore, almeno al momento della creazione, la sensazione che si ha guardando Saturno contro è quella di un cinema normalizzato e presuntuoso, che non ha un punto di vista e che finge di dire la sua con uno stile indubbiamente bello e impeccabile. Dietro ai morbidi movimenti di macchina, dietro alla fotografia e alla musica empatica, la visione del mondo del regista rimane vanitosa e inalterata. Il suo è un collettivo osservato senza psicologismi, tutti naturalmente bravi, capaci e appartenenti all’unica classe per Ozpetek visibile e quindi pensabile: la borghesia. Il capro espiatorio melodrammatico è questa volta l’omosessuale, che per “redimersi” e per commuovere il pubblico deve necessariamente morire.
Rabbit Hole
Regia: John Cameron Mitchell
Genere: Drammatico
Interpreti: Nicole Kidman, Aaron Eckhart, Dianne Wiest, Sandra Oh, Miles Teller, Tammy Blanchard, Jon Tenney, Giancarlo Esposito
Origine: USA
Anno: 2010
Trama: Un incidente stradale ha portato via per sempre dai suoi genitori un bimbo di quattro anni. Per rimuovere il lutto Becca si dedica ossessivamente all’eliminazione di ogni traccia del figlio, mentre Howie guarda continuamente i filmati del piccolo sul proprio telefonino. Le vite dei due sembrano allontanarsi quando il marito frequenta una donna conosciuta in una seduta di terapia gruppo e Becca si apre al giovane che era alla guida dell’auto che ha ammazzato il povero figlio. Sarà la forza del loro amore a permettergli di trovare la forza per elaborare il lutto e a farli ritornare insieme.
Recensione: Il film scava in “un’altra” elaborazione del lutto. Ma a differenza di similari tragitti narrativi altrove esposti, il film parte ben otto mesi dopo l’incidente d’auto che toglie la vita ad un bambino di quattro anni, lasciando sul futuro dei due genitori un macigno difficilmente sopportabile. Le schegge dell’incidente si presentano soltanto durante un frammento in flashback che coglie le reazioni della donna alternate, in rallenty, all’incredulità di Jason, l’incolpevole ragazzo alla guida dell’auto che ha investito il piccolo Danny.
La prima cosa che salta all’occhio è la differente reazione dei due coniugi che hanno perso il figlio: Howie si circonda di foto e video del piccolo, per dare loro una impossibile tattilità cercandolo invano di sentirlo il più vicino possibile, mentre Rebecca vorrebbe fare terra bruciata di oggetti e foto che possono intaccare il suo percorso post-traumatico. Ma poi entrambi finiscono, come ovvio che sia, nello esplodere in un pianto ininterrotto. E restano sospesi in uno status che sposa le parole della madre di Rebecca: “Il dolore non passerà mai, ma diventa sopportabile e in qualche puoi tirartene fuori, portandolo in giro come una pietra in tasca. Talvolta ritorna e sarà orribile. E cosi’ ciclicamente”.
Difatti Rebecca non trova quel mondo parallelo del titolo, che deriva dalla tana del coniglio bianco in cui cade la protagonista di “Alice nel paese delle meraviglie” (ma è anche il titolo del fumetto che il giovane Jason sta realizzando, che attraversa l’intero film in bilico tra il “dentro” e il “fuori” la materia narrativa). Il rapporto tra la donna e il ragazzo che guidava quella maledetta auto definisce la casualità della tragedia, presuppone ovviamente un perdono sin dal principio, ma è l’ennesimo passo non pienamente qualificabile di una vita che sempre metterà in dubbio il valore dei singoli gesti, grandi o piccoli che siano.
Tre colori. Film blu – Trois couleurs: Bleu
Regia: Krzysztof Kieslowski
Genere: Drammatico
Interpreti: Juliette Binoche, Emmanuelle Riva, Julie Delpy, Zbigniew Zamachowski
Origine: Francia, Polonia, Svizzera, Gran Bretagna
Anno: 1993
Trama: Patrice e la sua piccola figlia Anna restano vittime di un terribile incidente stradale. Jolie rimasta completamente sola cerca di annientare ogni ricordo della sua vita familiare passata eliminando ogni traccia che possa far rivivere la presenza dei suoi cari. Dopo un fallito tentativo di suicidio, si convince che solo la cancellazione totale del passato potrà farle superare il lutto che la divora, ma in realtà sarà la forza di una vita che comincia a offrile la possibilità di una nuova esistenza.
Recensione: Visivamente il regista utilizza molte tecniche per rappresentare il senso di perdita e il conflitto interiore di Julie. Quando Julie guarda i funerali della figlia e del marito dal suo letto di ospedale, l’ombra scura del suo dito carezza la piccola bara sullo schermo. Una volta fuori dall’ospedale va più volte a nuotare in una piscina deserta e quasi al buio e ogni volta che il dolore la sovrasta, cerca nell’acqua di scacciare le memorie. Per cinque volte la scena si oscura brevemente. Accade nel patio della sua camera di ospedale, quando la giornalista la saluta, quando nel ristorante il ragazzo vuole restituirle la catenina perduta nell’incidente, quando la vicina Lucille in piscina le chiede se sta piangendo e infine quando Olivier le chiede che cosa farà dopo aver scoperto l’esistenza dell’amante del marito. In questo modo si evidenzia il ritiro in sé stessa di Julie ogni volta che le si chiede di decidere se entrare in relazione con gli altri. La chiave per comprendere la storia è il significato del suo colore, che Kieślowski ha detto non dover essere associato alla libertà intesa in senso politico o sociale, ma come libertà della vita stessa. Come gli altri film della trilogia, il film allude spesso al colore del suo titolo: oltre a filtri blu e luci blu, molti piccoli oggetti sono spesso di questo colore. La luce azzurrastra rappresenta il passato di Julie e la avvolge diverse volte nel corso del film, accompagnata dal tema musicale intorno al quale il film ruota. Le parole di questo tema sono prese dalla prima lettera ai Corinzi di San Paolo, che suggerisce i mezzi attraverso i quali Julie risorgerà per tornare alle terre dei viventi.
Il dolce domani – The sweet hereafter
Regia: Atom Egoyan
Genere: Drammatico
Interpreti:
Origine: Canada
Anno: 1997
Trama: Un autobus scolastico sprofonda in un lago ghiacciato e tutti i bambini muoiono; si salvano solo Dolores, la conducente del bus e Nicole, una ragazza che resterà sulla sedia a rotelle. Mitchell, un avvocato, arriva nella cittadina devastata dal lutto per fare chiarezza sulle cause dell’incidente e per far risarcire i genitori delle vittime. La visita dell’avvocato nelle famiglie delle vittime svela il dramma di sopravvivere ad una così immane tragedia, il senso di impotenza e di abbandono degli adulti di fronte a questo sovrumano dolore.
Recensione:
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Titolo originale: The crossing guard
Regia: Sean Penn
Anno: 1995
Origine: Usa
Durata: 106 Min
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
La piccola Emily viene investita ed uccisa da una macchina guidata da John, un automobilista ubriaco. Freddy, che gestisce una gioielleria, è profondamente sconvolto dalla morte dell’amata figlia tanto da arrivare a lasciare la moglie e ad abbandonare, insieme a lei, anche gli altri due suoi figli. L’unico scopo della sua vita ora è quello di attendere che John esca dalla prigione per ucciderlo e farsi giustizia.
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TUTTO SU MIA MADRE
Titolo originale: Todo sobre mi madre
Regia: Pedro Almodóvar
Anno: 1999
Durata: 101’
Origine: Spagna
Genere: Drammatico, Sociale
SINOSSI BREVE
All’uscita dal teatro, Esteban cerca di ottenere un autografo da Huma, l’attrice del Tram chiamato desiderio, ma viene investito da una macchina e muore. La tragedia si consuma sotto gli occhi di Manuela, la madre del ragazzo. Manuela parte per Barcellona per trovare il padre di Esteban che nel frattempo è diventato donna, col nome di Lola. In città conosce e fa amicizia con Agrado, un travestito, Rosa, una suora sieropositiva e con Huma l’attrice del Tram. Rosa è incinta e il padre è Lola, già padre di Esteban. Manuela incontra Lola e le consegna tutti i terribili lutti che la coinvolgono liberando il proprio animo da oppressioni ed affanni.
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Titolo originale: Pietà
Regia: Kim Ki-duk
Anno: 2012
Origine: Corea Del Sud
Durata: 104’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Kang-do, insensibile e crudele, recupera i crediti per conto di un potente strozzino torturando fino alla morte le sue povere vittime. Un giorno, una donna che dice di essere sua madre, irrompe nella sua vita e gli chiede perdono per averlo abbandonato. Kang-do prima di fidarsi della donna la sottopone a numerose prove ma, col tempo, accetta che sia proprio lei la madre che lo ha abbandonato. In realtà la donna porta con sé un drammatico segreto: anche il suo amato figlio è stato ucciso da Kang-do ed ora la sua vendetta consiste proprio nel trasformare Kang-do da carnefice a vittima dell’immenso dolore che ha seminato.
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VITAL
Titolo originale: Vital
Regia: Shinya Tsukamoto
Anno: 2004
Origine: Giappone
Durata: 86’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Hiroshi e Ryoko sono coinvolti in un incidente d’auto: Ryoko muore e il ragazzo perde parzialmente la memoria. Per attivare un recupero della sua vita, Hiroshi, intraprende gli studi in medicina e durante le lezioni conosce una ragazza, Ikumi, con cui stringe amicizia. Un giorno sul tavolo di dissezione del corso di autopsia si imbatte in un corpo che riconosce essere quello di Ryoko. Attraverso lo studio della struttura anatomica della sua ragazza, Hiroshi cerca di riappropriarsi della memoria e di un proprio posto nella vita.
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MONSIEUR LAZHAR
Titolo originale: Monsieur Lazhar
Regia: Philippe Falardeau
Anno: 2011
Origine: Canada
Durata: 94’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Una insegnante delle scuole elementari di Montréal si è tolta la vita e nella sua classe arriva a sostituirla Bachir Lahzar, un immigrato algerino, che fa di tutto per poter avere quel posto. Anche nel passato di Bachir c’è un grave lutto, che l’uomo non riesce a superare, così la relazione con i suoi alunni diventerà l’occasione per poter affrontare insieme il senso della perdita e per poter elaborare una strategia comune di superamento del dolore.
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Titolo originale: Kill me please
Regia: Olias Barco
Anno: 2010
Origine: Belgio
Durata: 96’
Genere: Commedia, Grottesco, Noir
SINOSSI BREVE
Una clinica dove si pratica l’eutanasia è gestita dal dott. Kruger il quale, prima di aiutare i pazienti a compiere l’ultimo viaggio, cerca di dissuaderli in tutti i modi possibili per verificare se la loro volontà estrema è realmente radicata. Nella struttura si muovono personaggi alquanto strampalati (tra cui una cantante lirica che ha perso la voce, un depresso con la fissa del Vietnam, un regista malato di cancro, un uomo che non possiede più nulla a causa del gioco). Ognuno di essi, prima di morire, ha diritto ad un ultimo desiderio, ma l’incursione nella clinica di un gruppo di attivisti scatenerà il pandemonio.
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Titolo Originale: Le magasin des suicides
Regia: Patrice Leconte Anno: 2012
Durata: 85’
Origine: Francia, Canada, Belgio
Genere: Animazione, Commedia
SINOSSI BREVE
“Se la tua vita è un fallimento, fai della tua morte un successo”, questo lo slogan di un negozio gestito da Mishima e Lucréce che vende corde, veleni, lame e tutto l’occorrente per porre fine alla vita grigia e disperata degli abitanti di una città totalmente spenta ed appassita. Gli affari vanno gonfie vele fino al giorno della nascita del loro terzogenito che, con la sua incontenibile gioia di vivere, getterà la famiglia in un profondo stato di disgrazia.
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Titolo originale: Ordinary People
Regia: Robert Redford
Anno: 1980
Origine: USA
Durata: 121’
Genere: Drammatico, Psicologico
SINOSSI BREVE
Conrad, dopo la morte in un incidente del fratello maggiore Buck, non riesce più a dare un senso alla propria vita e tenta il suicidio, ma i suoi genitori riescono in extremis a salvarlo. Durante la permanenza in ospedale, Conrad conosce Karen; nonostante il ritorno alla sua vita di ragazzo, i sensi di colpi per la morte del fratello lo attanagliano. Un brutto giorno Karen si suicida e per Conrad sarà un duro colpo. Intanto il rapporto con la madre diviene sempre più problematico tanto da costringere il padre ad allontanarla da casa per poter finalmente ristabilire con Conrad un rapporto maturo e sereno.
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Titolo originale: Samaria
Regia: Kim Ki-duk
Anno: 2004
Origine: Corea Del Sud
Durata: 95’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Yeo-Jin e Jae-Young sono due liceali che, per poter racimolare il denaro per un viaggio in Europa, organizzano un giro di prostituzione in cui la prima prende gli appuntamenti con i clienti e la seconda vende il suo corpo. Un giorno Jae-Young per sfuggire ad un controllo della polizia, si getta dalla finestra della camera in cui si stava offrendo ad un uomo, e muore. Yeo-Jin prende il suo posto e, rintracciando tutti i clienti annotati in agenda, restituisce loro i soldi guadagnati insieme all’amica. Quando il padre scopre la doppia vita della figlia, si metterà a sua volta sulle tracce degli uomini che la ragazza ha incontrato per stanarli e punirli.
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Titolo originale: Ta’m e guilass
Regia: Abbas Kiarostami
Anno: 1997
Origine: Iran, Francia
Durata: 98’
Genere: Metafora
SINOSSI BREVE
Badii, con la sua automobile, vaga nelle strade polverose di un villaggio iraniano alla ricerca di qualcuno a cui affidare un compito particolare: se si fosse suicidato, avrebbe dovuto coprire con la terra la tomba che Badii stesso si è scavato, o al contrario, nel caso rinunciasse ad ammazzarsi, avrebbe dovuto riaccompagnarlo a casa. A questa proposta un giovane soldato curdo scappa terrorizzato, un seminarista afgano cerca invano di dissuaderlo, mentre un signore anziano lo segue e, attraverso il racconto delle bellezze della vita, riesce a farlo desistere e a fargli ripensare il suo gesto estremo.
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L’AMORE CHE RESTA
Titolo originale: Restless
Regia: Gus Van Sant
Anno: 2011
Origine: USA
Durata: 95’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Dopo essere uscito da tre anni di coma, a causa di un incidente che gli ha fatto perdere entrambi i genitori, Enoch ritorna a vivere ma i suoi interessi sono limitati alle frequentazioni di cerimonie funebri. Enoch ha come unico compagno il fantasma di un kamikaze giapponese morto durante la seconda guerra mondiale. Durante una cerimonia funebre incontra Annabel, una dolce ragazza sua coetanea alla quale un cancro le sta strappando la vita. L’amore che nascerà tra i due adolescenti permetterà ad Annabel di finire in serenità la sua breve esistenza e ad Enoch di aprirsi nuovamente alla vita.
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L’ALBERO
Titolo Originale: L’arbre
Regia: Julie Bertucelli
Anno: 2010
Origine: Francia, Australia
Durata: 99’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
La serenità di una famiglia australiana è sconvolta dalla tragica morte del padre in un incidente d’auto in cui rimane coinvolta anche la piccola figlia Simone. L’auto si è fermata su di un imponente albero di fico del loro giardino e Simone si è persuasa che l’anima del padre continui a vivere nella grande pianta, che da sempre ha rappresentato un riparo sicuro per tutta la famiglia. Col tempo le maestose radici e i grandi rami dell’albero minacciano la sicurezza della loro casa tanto da spingere Dawn, la madre, a prendere una drastica decisone.
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GENOVA
Titolo originale: Genova
Regia: Michael Winterbottom
Anno: 2008
Origine: Gran Bretagna
Durata: 92’
Genere: Drammatico
Dopo aver perso la moglie in un incidente d’auto, Joe decide di lasciare l’America e di andare a vivere a Genova con le sue due figlie, Kelly e May, coinvolte ma sopravvissute al tragico evento. Nella città ligure i tre cercheranno di ricostruirsi una nuova vita affrontando il dolore per la perdita dell’amata madre.
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IL TEMPO DEI CAVALLI UBRIACHI
Titolo Originale: Zamani barayé masti asbha
Regia: Bahman Ghobadi
Anno: 2000
Durata: 80’
Origine: Iran, Francia
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Nel Kurdistan iraniano, una famiglia di cinque orfani (tra fratelli e sorelle) vivono in condizioni di estrema povertà. Una grave patologia ha bloccato la crescita di Madi, il fratello minore, che, se non viene operato urgentemente, rischia di morire. Per raccogliere l’ingente somma di denaro necessaria all’operazione la sorella accetta di sposare un iracheno disposto a pagare l’intervento ma mentre attraversano il confine la mamma dello sposo non accetta di farsi carico del ragazzo malato, lo rifiuta e gli offre come indennizzo un cavallo. Tutti i fratelli continueranno a prendersi cura di Madi con affetto e coraggio.
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LA MIA VITA È UNO ZOO
Titolo Originale: We Bought a Zoo
Regia: Cameron Crowe
Anno: 2011
Origine: Usa
Durata: 124’
Genere: Biografico, Commedia, Drammatico
SINOSSI BREVE
A Benjamin, un giornalista, muore la moglie e si ritrova a dover crescere da solo un figlio adolescente ed un bambina. Il dolore della perdita pervade la sua vita e quella dei suoi figli così, per dare una svolta al triste presente, si licenzia dal lavoro e investe tutti i suoi risparmi per acquistare un vecchio zoo e rimetterlo in sesto. L’ardua impresa permetterà a Benjamin e ai suoi figli di elaborare il lutto e di ricominciare serenamente una nuova vita.
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PARADISO AMARO
Titolo Originale: The Descendants
Regia: Alexander Payne
Anno: 2011
Durata:110’
Origine: USA
Genere: Commedia, Drammatico
SINOSSI BREVE
Un incidente nautico ha fatto entrare in coma irreversibile Elisabeth, la moglie di Matt, un avvocato hawaiano. Dopo aver deciso di staccare la spina alla moglie, Matt apprenderà che Elisabeth aveva da tempo una relazione con un altro uomo. Matt decide di intraprendere un viaggio alla ricerca dell’amante della moglie e porte con sé e le sue due figlie, cresciute lontane dal padre sempre impegnato col lavoro. Sarà proprio il viaggio a farli conoscere meglio e a far ricucire i loro complessi rapporti.
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THE ROAD
Titolo originale: The Road
Regia: John Hillcoat
Anno: 2009
Origine: USA
Durata: 112’
Genere: Drammatico, Fantascienza, Thriller
Soggetto: Cormac McCarthy
SINOSSI BREVE
Il mondo è stato devastato da una guerra nucleare, la natura, gli animali, tutto è corrotto, deturpato e gli uomini sono dominati dai più bassi istinti di sopravvivenza arrivando a cibarsi dei loro stessi simili. In questo triste e funesto paesaggio un padre cerca di portare al riparo il suo unico figlio e mentre camminano gli narra della bellezza del mondo prima della catastrofe e della sua dolce madre scomparsa.
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RAPSODIA IN AGOSTO
Titolo originale: Hachigatsu No Rapusodi
Regia: Akira Kurosawa
Anno: 1991
Origine: Giappone
Durata: 95’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Kane è una donna anziana che vive in campagna nei pressi di Nagasaki, sopravvissuta all’atomica del 1945. Durante l’estate quattro nipoti vanno a trovarla e la loro presenza offre alla nonna l’occasione per raccontare ai nipoti la devastazione della bomba atomica e del lutto seminato presso la sua famiglia. In America vive i suoi ultimi giorni il fratello della donna che esprime il desiderio di incontrarla. Ma mentre Kane sta per partire apprende che il nipote nippo-americano è all’oscuro della morte del nonno a causa dell’atomica. Sarà quindi proprio il nipote americano a presentarsi dalla zia Kane per ridare dignità alla morte del nonno e di tutti i giapponesi sterminati nel 1945.
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SENZA PAURA
Titolo originale: Fearless
Regia: Peter Weir
Anno: 1993
Origine: USA
Durata: 121’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Max, un architetto di successo, e il suo collega sono in volo verso Huston. Durante il volo l’aereo ha un serio problema al motore e inizia a precipitare. Max non si perde d’animo e, non solo accetta la triste sorte che sta per avverarsi, ma si prodiga per dare serenità agli altri passeggeri. L’aero si schianta, Max si salva ma la sua vita è cambiata: convinto della propria immortalità, si allontana dalla moglie, lascia il lavoro e si frequenta con Carla, una donna superstite come lui, caduta, a seguito dell’incidente, in un profondo stato depressivo da cui Max tenterà di salvarla.
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HEREAFTER
Titolo originale: Hereafter
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2010
Origine: USA
Durata: 129′
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Tre personaggi fanno esperienza della morte in tre differenti modi: Marie, una giornalista francese la sperimenta sulla propria pelle sopravvivendo allo tsunami in Indonesia; Georges, un sensitivo, riesce a parlare con i morti, ma fa di tutto per ritagliarsi una esistenza normale, ripudiando il suo dono; Marcus, che ha perso il fratello gemello in un incidente d’auto, non si rassegna alla sua morte ed è alla disperata ricerca di un contatto con lui.
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IL CAMMINO PER SANTIAGO
Titolo originale: The Way
Regia: Emilio Estevez
Anno: 2010
Origine: Usa, Spagna
Durata: 134’
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico
SINOSSI BREVE
La morte improvvisa dell’unico figlio spinge Tom, un odontoiatra americano, a compiere il cammino per Santiago che lo stesso figlio aveva intrapreso ed improvvisamente interrotto a causa di un incidente che gli ha causato la morte. Il viaggio diviene un cammino personale di elaborazione del lutto che fa comprendere al padre i valori in cui il figlio credeva e soprattutto lo sprona a rivedere la propria vita in funzione della perdita intesa come possibilità di un nuovo corso della propria esistenza.
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LA FONTANA DELLA VERGINE
Titolo originale: Jungfrukällan
Regia:: Ingmar Bergman
Anno: 1960
Origine: Svezia
Durata: 89’
Genere: Epico, Drammatico
SINOSSI BREVE
Nel medioevo, in un piccolo villaggio, Karin viene barbaramente violentata ed uccisa da tre pastori. I tre balordi dopo il misfatto cercano rifugio nella fattoria di Töre, il padre della fanciulla, ignari della paternità dell’uomo. Quando uno di loro cerca di vendere all’uomo il vestito della fanciulla, Töre intuisce la loro vera natura e li uccide senza pietà. La vendetta per la figlia è fatta ma al padre non dona serenità così, per espiare il suo peccato, decide di far edificare una chiesa sul luogo in cui è stata uccisa Karin, lo stesso luogo da cui, una volta sollevato il corpo della ragazza, zampillerà una sorgente d’acqua.
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ORDET
Titolo originale: Ordet
Regia: Carl Theodor Dreyer
Anno: 1955
Origine: Danimarca
Durata: 124’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Borgen ha tre figli: Johannes, che nella sua follia crede di essere Gesù Cristo, Mikkel, un ateo sposato con Inger, e Andersen innamorato di Anna, alla cui relazione si oppongono fermamente, per motivi religiosi, la famiglia di Borgen e quella di Peter (il padre di Anna). Inger, mentre dà alla luce un bambino, muore; la famiglia di Borgen è distrutta dal dolore e Johannes sconvolto, scappa di casa. Il giorno del funerale Johannes, inspiegabilmente guarito dalla sua follia, fa ritorno a casa, invita la figlia di Inger a “svegliare” la madre ed egli stesso, prima che la donna venga chiusa nella bara, le ordina di alzarsi. La fede fa compiere il miracolo: Inger è di nuovo viva.
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SILENT SOULS
Titolo originale: Ovsjanki
Regia: Aleksei Fedorchenko
Anno: 2010
Origine: Russia
Durata: 80’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Miron, il proprietario di una cartiera, perde la moglie e decide di darle sepoltura rispettando le antiche usanze dei Merja, un’antica etnia di una remota regione della Russia. Per raggiungere il luogo della cremazione del corpo e della conseguente dispersione delle ceneri nelle acque del fiume, Miron compie un lungo viaggio in macchina accompagnato da Aist, un suo fidato dipendente. Durante il viaggio, proprio rispettando le antiche usanze dei Merja, rivela all’uomo i particolari più intimi della vita dell’amata moglie.
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DEPARTURES
Titolo originale: Okuribito
Regia: Yojiro Takita
Anno: 2008
Origine: GIAPPONE
Durata: 131’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
Daigo, un violoncellista, perde il lavoro a causa dello scioglimento dell’orchestra, e decide di fare ritorno nel suo paese d’origine. Qui trova un nuovo impiego come cerimoniere funebre (lava, veste, cura il corpo e il trucco dei defunti) riscoprendo l’antica tradizione giapponese del nokanshi, il rito della deposizione e della riconciliazione con i morti. La moglie, gli amici e i parenti si allontanano da Daigo, a causa del suo funereo lavoro ma egli, invece, proprio in esso troverà la serenità e la forza per riflettere sui fondamentali valori della vita.
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LA CAMERA VERDE
Titolo originale: La chambre verte
Regia:: François Truffaut
Anno: 1978
Origine: Francia
Durata: 93’
Genere: Drammatico
SINOSSI BREVE
In una cittadina francese degli anni ’30 vive Julien, un uomo a cui il destino ha tolto la sua adorata moglie Giulia. Julien non accetta la morte della moglie così trasforma la sua camera in un santuario, colmandola di tutti i suoi ricordi più cari. Un giorno la casa prende fuoco, distruggendo ogni cosa, così Julien sposterà il suo santuario in una cappella abbandonata del cimitero dove, aiutato da Cecilia sua sacerdotessa, passerà il tempo a dialogare con i suoi cari defunti.
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