Narrare la morte è un obiettivo ambizioso: equivale a descrivere ciò che non può essere descritto. Eppure, sentiamo il bisogno di cogliere ciò che può nascondersi dietro alle parole, alle immagini, che molti dei romanzi che leggiamo contengono. Perché abbiamo bisogno di comprendere se ciò che sentiamo, ciò che viviamo, appartenga solo a noi o se esistano emozioni condivise. Spesso accade che, quando leggiamo un libro, ci sentiamo meno soli. A volte accade persino che siamo convinti di aver scelto un libro e, procedendo nella lettura, capiamo invece che è avvenuto l’esatto contrario: è il libro ad aver scelto noi. Ecco quel che vogliamo fare con questa nuova rubrica: permettere alle narrazioni sulla morte di venirci a cercare, di trovarci, di stupirci, di stravolgere le nostre certezze, di cullarci, di modificare il nostro pensiero. Di aiutarci a vivere.

Monica Betti, insegnante di Scuola dell’infanzia e docente del Master tutela, diritti e protezione dei minori

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