“Imparare a conoscersi per imparare ad affrontare”

Periodo:

Il laboratorio di Death Education ha preso il via il 14 Gennaio 2019 all’Istituto D’Istruzione Superiore Einaudi di Ferrara e si è concluso l’11 Febbraio 2019. E’ stato suddiviso in 5 incontri della durata complessiva di 8 ore, il primo e l’ultimo incontro si sono sviluppati in 1 ora mentre i restanti tre incontri si sono svolti in 2 ore.

Lo hanno condotto il dott. Mauro Serio e la dott.ssa Silvia Donati con la supervisione della Prof.ssa Paola Bastianoni

Destinatari:

E’ stato rivolto ad una  classe 5 dell’ I.I.S Einaudi di Ferrara, nello specifico ad una classe che ha scelto come indirizzo professionale “Servizi per la sanità e l’assistenza sociale”. La classe era formata da 12 ragazzi di età 17-18 anni.

Finalità e Obiettivi:

La scelta dell’indirizzo “Servizi per la sanità e l’assistenza sociale” prevede, in virtù di una sperimentazione siglata da un Protocollo d’Intesa tra la regione Emilia Romagna e l’Ufficio Scolastico (DGR n.911/2015) , l’ottenimento di un doppio diploma. Oltre alla maturità quinquennale viene rilasciata anche la qualifica di Operatore Socio Sanitario (OSS) previo superamento apposito esame in base alla legge regionale 12/2003.

Questo percorso implica la partecipazione e la frequenza dal quarto anno a tirocini in RSA, Ospedali e cliniche dove il contatto con la sofferenza e la morte è  ad alto impatto. In queste sedi il/la tirocinante incontra e si confronta con la vecchiaia, con il corpo degli anziani, con le malattie degenerative e con la sofferenza dei pazienti e dei parenti; incontra  la morte  e la sua materialità, con relativa osservazione del cadavere, pratica igienica e manipolazione della salma.

Non avendo ricevuto una formazione e un’educazione alla cura, alla sofferenza e alla morte, questi ragazzi/e si trovano disarmati di fronte a eventi e a emozioni potenti e inattese alle quali reagiscono con inevitabili chiudere difensive e/o negazioni. Questi meccanismi  spontanei di difesa possono, nel tempo, creare  congelamenti psichici che influiscono non solo sull’attività professionale ma anche e soprattutto sulla persona.

La finalità principale di questo laboratorio è stata, appunto, dare a questi giovani la possibilità di parlare e di confrontarsi, senza timore ne’ vergogna, sui vissuti inerenti queste esperienze emotivamente impegnative vissute senza la necessaria preparazione psicologica. I ragazzi e le ragazze  hanno aderito  alla proposta formativa, richiesta al nostro team dalla loro insegnante di psicologia, con partecipazione intensa e  con una grande ricchezza di contributi personali che, fin dal primo incontro, hanno reso esplicito il grande bisogno di supporto psico-educativo,  espresso attraverso domande e richieste di approfondimenti e sostenuto da un flusso di racconti emotivamente densi.

Imparare a conoscersi, a conoscere le proprie emozioni per affrontare la cura, la sofferenza e la morte senza incorrere in blocchi personali e professionali, ne’ in distanziamenti affettivi è stato il risultato di questo primo percorso formativo, unico nella nostra Regione.

Riportiamo i principali  Obiettivi  perseguiti e raggiunti:

–      Creare un luogo libero da assenza di giudizio dove poter parlare liberamente ed essere sostenuti da psicologi professionisti accoglienti e competenti nell’elaborazione dei vissuti personali attivati dell’esposizione alla sofferenza, alla vecchiaia e alla morte nel tirocinio.

–      Creare condivisione con il gruppo classe, lavorando sulle comuni strategie di coping e sugli inevitabili meccanismi di difesa per poterli riconoscere e affrontare.

–      Favorire l’espressione personale del proprio vissuto, lavorando assieme sui concetti di empatia e ascolto personale e dell’altro.

–      Considerare la vecchiaia, la sofferenza e la morte come esperienze “ normative “ e non eccezionali della vita personale e professionale e, pertanto, comevtemi non abietti ma da conoscere e approfondire.

–      Favorire in ogni  ogni ragazzo/a la percezione di essere supportato e sostenuto nel proprio vissuto personale, legittimando l’ autenticità e il diritto di esistenza di ogni emozione, rinunciando all’illusoria rappresentazione di un codice di comportamento da seguire pedissequamente per affrontare la sofferenza, la cura e la morte.

Metodologia:

Il Primo incontro ha avuto in fase iniziale una funzione esplicativa del percorso formativo che si stava iniziando a  condividere. Si è  proceduto successivamente con la presentazione personale da parte dei partecipanti e cin l’acquisizione dei loro bisogni formativi. È  emersa, sin da subito la voglia e la necessità di comunicare i propri vissuti personali in merito alle esperienze vissute nel tirocinio. Per facilitare la comunicazione e il confronto sino state proposte sequenze tratte dal film Departures che ha consentito ai ragazzi/e di parlare più liberamente.

Il secondo incontro ha consolidato le basi del setting formativo. I ragazzi sono stati fatti accomodare in cerchio in modo da essere tutti coinvolti e con la possibilità di guardarsi tra loro durante le varie condivisioni. Sono state ribadite le regole del setting proposto:  l’assenza di giudizio, la riservatezza e l’anonimato nella comunicazione degli esiti del percorso agli insegnanti. Questo incontro ha  preso avvio dalla distribuzione di tre post it dove  ciascun potesse scrivere domande o una brevevrifkesdionevoetsinale sui seguenti tre temi: vecchiaia,  morte e lutto.  Mantenendo l’anonimato i post-it sono poi stati mescolati, riletti in ordine casuale e apposti sulla lavagna suddivisa per campi semantici. I ragazzi sono, poi, stati invitati a riguardare e leggere la totalità dei post-it e a prendere i due che secondo il loro parere risultavano essere più interessanti.  Questa scelta ha dato il via alla lettura da parte di ogni ragazzo del bigliettino scelto, lettura che ha procurato spunti riflessivi e condivisioni personali.

Il terzo incontro  ha  consentito a ciascuno di comunicare esperienze e vissuti personali sia relativi al tirocinio che alla propria vita. Non sono mancati momenti di commozione ed è stata incisiva l’empatia espressa da ogni partecipante e la solidarietà del gruppo classe.

Durante il quarto incontro si è scelto di stimolare il gruppo con una tecnica proiettiva partecipata : la tecnica  dello sceneggiato, che ha favorito l’emergere di rappresentazioni collettive sul tema della sofferenza e della morte.I ragazzi sono stati suddivisi in gruppi ed è stato proposto loro di scegliere uno tra i due temi proposti e di realizzare uno sceneggiato decidendo assieme il  genere ( commedia, drammatico, romantico, fantascienza …),la trama, i personaggi e il finale, rappresentandolo. Alle rappresentazioni ha fatto seguito un confronto tra i partecipanti e un’analisi in gruppo dei contenuti e dei vissuti emersi.

Il quinto e ultimo incontro ha avuto come programma un’ora di confronto/spiegazione tra la classe quinta, che ha partecipato alla formazione , e le classi terza e quarta che erano in procinto di avviare l’esperienza di tirocinio e che hanno manifestato grande interesse e curiosità nei confronti del progetto.

Il setting ha subito un cambiamento: si è scelta un’aula più grande che potesse ospitare le tre classi ed è stata predisposta una suddivisione in sei gruppi dove due ragazzi di quinta interagivano con i ragazzi di terza e quarta,  spiegando e parlando della loro esperienza laboratoriale.

Osservando i gruppi  è stato immediato registrare il grande interesse di tutti. I ragazzi che non avevano partecipato alla formazione ascoltavano con estrema attenzione i racconti dei ragazzi di quinta, e ponevano domande, esprimendo considerazioni e dubbi.  Nello specifico si è realizzato  uno stimolante dibattito tra le classi sui  temi dell’empatia e del distanziamento dal dolore.

Considerazioni conclusive

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Nell’immagine: la mappa delle domande anonime suddivise per tematiche (2 incontro)

Nel corso di questo laboratorio si è potuto notare fin dal primo incontro introduttivo l’impellente bisogno da parte dei ragazzi di poter parlare liberamente della propria esperienza di contatto con la malattia, l’invecchiamento, la morte e il dolore degli assistiti. Spesso è emersa la sorpresa, non positiva, del dover affrontare situazioni emotivamente impattanti per i quali la pratica aveva preceduto la teoria; ed una richiesta continua di sostegno e supporto professionale.  E’ stata accolta di buon grado la proposta, nel secondo incontro, di porre domande scritte e anonime riguardo i temi della morte, vecchiaia e del morire. Ci sono state molte condivisioni di esperienze personali riguardanti la perdita di una persona cara, con l’esplicita richiesta di confronto rispetto ai propri vissuti e alle proprie emozioni. Molti ragazzi infatti, pur avendo vissuto lutti importanti non avevano prima d’allora avuto l’opportunità di esprimersi in modo totalmente libero ma avevano anzi vissuto la propria esperienza in solitudine. Altri invece, non avendo ancora sperimentato un lutto, hanno espresso la loro immensa paura di perdere una persona cara, di non saper come affrontare questo momento o di dover morire loro stessi.

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Nell’immagine: dettaglio di una drammatizzazione a cura degli studenti. (4 incontro)

Nel corso dei vari incontri le condivisioni sono state molto fluide e profonde e ognuno ha partecipato attivamente, anche chi si dipingeva più chiuso e introverso.

Gli studenti hanno inoltre espresso il bisogno di aumentare le loro competenze tecniche dal punto di vista della comunicazione efficace, per potersi relazionare in modo adeguato e professionale con i pazienti e i loro familiari anche quando i contenuti possono essere particolarmente delicati o spiacevoli.

In conclusione è possibile dire che il percorso formativo ha risposto ad un’esigenza reale e concreta di dare parola a vissuti, ricordi, emozioni ed esperienze, in ragazzi che si stanno preparando ad affrontare una carriera professionale che prevede un costante contatto con tematiche delicate che molto spesso possono rievocare e riattivare ricordi ed emozioni personali.