Nan Goldin, Gotscho kissing Gilles, 1993 –

https://www.artnet.com/auctions/artists/nan-goldin/gilles-gotscho-at-home-paris-gotscho-kissing-gilles-paris-2-works

di Giordano Pariti

Pensavo che non avrei perduto nessuno, se solo lo avessi fotografato abbastanza”

Nan Goldin

Gotscho e Gilles sono due uomini, belli, innamorati e carichi di sogni. Gilles è un gallerista e a Parigi si occupa dell’arte di Nan Goldin. L’artista americana, durante un soggiorno nella capitale francese, decide di seguire Gilles per un intero anno per fotografarlo insieme al suo compagno Gotscho.

Nasce così il progetto Gilles and Gotscho, una serie di scatti in cui i due innamorati vengono ripresi nella loro routine ordinaria, inizialmente in buona salute e poi, con l’avanzare dell’HIV nel corpo di Gilles, nelle fasi più drammatiche della malattia, fino al momento estremo della morte.

La foto Gotscho kissing Gilles presenta i due uomini nell’atto tenero e pietoso in cui le labbra di Gotscho si adagiano sul volto esanime del proprio compagno Gilles, appena deceduto a causa dell’AIDS.

Nan Goldin non usa la fotografia per enfatizzare, esorcizzare o edulcorare il vissuto ma ritrae la realtà senza risparmiare a se stessa ed agli altri nessun aspetto, sia esso piacevole o tragico, quasi una messa in scena asettica delle emozioni nella loro cruda essenza.

Nonostante le intenzioni dell’artista di rimanere atarassica di fronte alla quotidianità delle emozioni, la sua arte ci consegna immagini di forte intensità visiva che smuovono sentimenti profondi e coinvolgenti.

Il bacio di Gotscho è l’atto finale di un percorso di vita dei due amanti colmo di tenerezza, amore, paura, dolore; il bacio ci commuove, ossia ci conduce verso la possibilità di riflettere sul valore dell’accompagnamento alla morte, sul commiato, sull’importanza degli affetti nel momento nefasto di un addio.

Nel 1992, anno in cui Nan Goldin scatta questa foto, dell’AIDS non si conosceva molto, quasi quanto poco oggi conosciamo dell’attuale pandemia di Covid; il bacio con una persona sieropositiva era uno stigma, veniva evitato e temuto quanto il contatto con un positivo da Coronavirus. Una differenza abissale, tuttavia, distingue il dolore dei nostri giorni dalla sofferenza di Gotscho: nei tempi del Covid, nel momento della separazione, non è concessa la possibilità di donare un ultimo bacio e alle nostre labbra è sottratta la tenerezza e il sollievo di un commiato intimo, necessario.

Il bacio negato, il mancato addio, ci inchioda in un indicibile calvario, in un intollerabile  tormento, ma soprattutto ci fa sperimentare la consapevolezza che del nostro dolore  nessuna foto rimarrà mai per raccontare al mondo la morte di chi resta e quella di chi ci abbandona, così come nell’amorevole bacio di Gotscho e Gilles.