Il volume si propone di indagare i rapporti concettuali tra morte e utopia: la perfezione eseguita dall’utopia, intesa come costruzione di una società migliore, dovendosi infatti confrontare con la mortalità, limite dell’umano per eccellenza, il cui impatto l’utopista cerca di attutire, neutralizzare oppure ignorare. Da un punto di vista metodologico, la novità delle prospettive di ricerca indagate risiede nel confronto fecondo fra studi tanatologici e studi utopistici. Il tema della morte è connesso al dibattito sulla vecchiaia e la corruzione del corpo, sul diritto di morire e il post mortem, sui riti funebri e il culto dei morti, da un punto di vista teorico e in rapporto a determinati contesti socioculturali. Per il pensatore utopico il concetto di mortalità origina dal conflitto fra l’essere nel tempo e la condizione di straniero che lo proietta al di fuori, all’intersezione fra la realtà storica e l’altrove utopico.