Sta fra i misteri la ragione per cui si è fatta tanta bellezza per convincere le api, e altri più umili insetti (che generano il mondo vegetale, che genera noi). Invero, il mistero non è tanto questo, ma che li si trovi così belli anche noi, così poco api, e a dispetto dell’assenza di un utile. Forse un caso puramente fortuito, la necessità cade talvolta in rivoli non necessari (e allora, gioia!). Forse perché si intuisce un sostrato, una piccola breccia verso un altro livello di non so che. Nei fatti, li offriamo agli amanti, alle madri, alle spose, alle divinità, ai morti. Tutto ciò che sta sul confine. Tra i Mondi.

Che cosa sono i fiori?

Non senti in loro come una vittoria?

la forza di chi torna

da un altro mondo e canta

la visione. L’aver visto qualcosa

che trasforma

per vicinanza, per adesione a una legge

che si impara cantando, si impara profumando.

Che cosa sono i fiori se non qualcosa d’amore

che da sotto la terra viene

fino alla mia mano

a fare la festa generosa.

Che cosa sono se non

leggere ombre a dire

che la bellezza non si incatena

ma viene gratis e poi scema, sfuma

e poi ritorna quando le pare.

Chi li ha pensati i fiori,

prima, prima dei fiori.

Mariangela Gualtieri, in So dare ferite perfette

Da Senza polvere senza peso, Einaudi, Torino, 2006

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Che forza insolente hanno i fiori.

Pompano il colore per tutta

la camera. Ridono così forte

nel morire. Tornano sempre.

Ah! fiori! chi non vi sa

è perduto in un grigio disordine

crollato nel lato d’ombra della specie.

Voi, lezione somma

per sfumatura e dono.

Mariangela Gualtieri, in Naturale sconosciuto

Da Bestia di gioia, Einaudi, Torino, 2010

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