Quella mattina il camion era ancora lì. Strano, di solito suo fratello partiva presto, quando era ancora buio. Suonò più volte il campanello dell’appartamento al primo piano della bifamiliare, senza ottenere risposta, e si allarmò. I ragazzi non erano usciti per andare a scuola, ne era sicura. Decise di chiamare la polizia. E da lì tutto è incredibile: l’ingresso in casa e il ritrovamento della moglie e della figlia di dieci anni in cucina, morte per terra tra il sangue. Erano state colpite con un martello ed un coltello, come si capì poi. Il padre era in bagno, si era tagliato la gola. I figli maggiori di 14 e 16 anni ancora nei loro letti, in condizioni molto gravi, feriti e non coscienti. Nessuno è riuscito a dare spiegazioni della follia omicida di quel padre che, in una mattina di febbraio, in un piccolo paese di provincia, ha deciso di farla finita colpendo tutta la famiglia. Una storia simile a tante, senza spiegazioni accertate, forse una iniziale situazione di povertà economica; non sembrò una storia di gelosia né di abbandono. Questo non rese la situazione meno pesante, soprattutto per i due ragazzi sopravvissuti con gravi problemi cerebrali, di cui in poco tempo si persero le notizie. Nel paese tutto fu messo a tacere.

Gli “orfani speciali”, secondo la definizione di Costanza Baldry, autrice della prima ricerca sul fenomeno, sono orfani due volte. Hanno perso la mamma per mano del papà, e il papà stesso o si è tolto la vita o è comunque in carcere.  Con loro hanno perso anche la loro capacità di sognare una vita normale e felice.

L’indagine-studio condotta nel 2015 all’interno del progetto ‘Switch Off’ realizzato dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Napoli con la collaborazione della rete nazionale dei Centri antiviolenza “Di.Re”, di una Università della Lituania e dell’Università di Cipro, è stata la prima indagine globale conoscitiva in materia, determinando in 1.600 il numero di orfani speciali in Italia nell’arco temporale 2000-2014. Tale ricerca ha permesso di analizzare nel dettaglio 71 casi di femminicidio, per un totale di 142 orfani speciali. Al momento dell’evento mortale, più dell’85% delle coppie aveva a carico un figlio, con età media di 10 anni; nell’80% dei casi gli orfani avevano già assistito alle violenze contro la madre; nel 77% dei casi erano presenti durante l’omicidio, ascoltando ciò che accadeva oppure osservandolo con i propri occhi. La maggioranza dei bambini e delle bambine sono stati affidati alla famiglia materna e solo in misura residuale ai servizi sociali o alla famiglia paterna. Masolo il 6,3% degli orfani speciali ha ricevuto sia un sostegno psicologico che un aiuto economico e, dato ancor più grave, oltre il 31% non ha avuto accesso ad alcun tipo di supporto.

Più recentemente: nei primi dieci mesi del 2019 nel nostro Paese gli omicidi con vittime femminili sono stati 94 con un’incidenza relativa del 40,3% a fronte del 35,6% dell’anno precedente.

E se nei primi sei mesi del 2020 il totale degli omicidi volontari perpetrati è sceso da 161 del 2019 a 131 con una flessione del 19%, nonostante il lockdown il numero di donne uccise è salito da 56 a 59, corrispondente in percentuale al 5% in più sull’anno precedente. E’, quindi plausibile ritenere che gli orfani per crimini domestici si attestino oggi quantomeno sulle 2.000 unità.

Gli studi hanno segnalato una vera e propria sindrome post traumatica per i bambini divenuti orfani in seguito a femminicidio, la child traumatic grief : il bambino, sopraffatto dal dolore e dalla reazione al trauma, diventa incapace di elaborare il lutto, rimanendo vittima di disturbi cronici. La situazione è aggravata dal fatto che anche i familiari, sia della vittima sia del carnefice, hanno enormi difficoltà a gestire la situazione e spesso mettono in atto condotte iperprotettive che, in realtà, aumentano le sofferenze.

Gli orfani speciali, vere e proprie vittime collaterali di crimini domestici, rappresentano il volto più recondito della violenza familiare e contestualmente l’estrinsecazione del concetto di vittimizzazione secondaria, presenti in due momenti temporali diversi: 1. Vittimizzazione secondaria legata al malfunzionamento del sistema. Tale forma si manifesta nel corso del lungo rapporto con gli organi dell’amministrazione della giustizia, attraverso le indispensabili ma continue richieste di rievocazione del trauma connesso al crimine, ciò comporta la cristallizzazione di sensi di colpa per non aver impedito l’evento. Successivamente: 2. una forma strettamente legata alle ripercussioni familiari, in quanto i familiari affidatari o ‘caregivers’ dopo un primo momento di estrema disponibilità all’accoglienza e cura, al perdurare di stati ansiosi o ricordi intrusive negli affidàti, possono avvertire sensi di esasperazione tali da indurre a sottovalutare le difficoltà che ancora persistono inducendo quindi i minori a sentirsi rifiutati ed incompresi. L’estrema condizione di vulnerabilità si estende quindi dall’assistenza alla tragedia familiare ai traumi emotivi e connesse conseguenze psico-sociali, alle ripercussioni sul piano pratico ed economico. Coinvolgendo senza colpe i familiari o gli enti affidatari – la famiglia materna- nonni materni, zii, altri parenti nel 68,2%; la famiglia paterna – nonni paterni, zii, altri parenti 9,1%; ma anche case-famiglia o comunità di accoglienza

Questi ragazzi, quando intervistati sottolineano tra le difficoltà della loro condizione:

  • Senso di solitudine e bisogno di punti di riferimento (spesso i minori vengono affidati a persone anziane e poco vicine ai loro bisogni)
  • Senso di abbandono (gli orfani speciali hanno una scarsa rete sociale)
  • Bisogno di sicurezza (gli orfani speciali si sentono poco protetti dalle istituzioni)
  • Assenza di informazioni adeguate (gli orfani speciali hanno incertezze sul proprio futuro, dal punto di vista giuridico ed economico)
  • Difficoltà nell’accettare un percorso psicoterapeutico (gli orfani speciali tendono a non aderire a percorsi psicoterapeutici, ritenendoli poco efficaci in termini concreti)
  • Problemi economici (un genitore è stato ucciso l’altro o ha commesso suicidio o è in carcere. In assenza di beni di proprietà o di fondi a disposizione, o in presenza di debiti per gli orfani minorenni e la famiglia affidataria, che in ogni caso ha più di un figlio, i costi sono ingenti e durano per molti anni)

Cosa è stato fatto

La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e lotta alla violenza contro le donne, contengono norme e principi di portata generale, che tutelano le vittime di violenza e che pertanto trovano applicazione anche per gli orfani speciali.

Gli articoli 19, 20, 39 della Convenzione di New York raccomandano che gli stati adottino ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare i bambini ed i ragazzi da ogni forma di violenza e di abbandono, con diritto ad una protezione e ad aiuti speciali dallo stato per ogni fanciullo temporaneamente privato del suo ambiente familiare.

Particolare attenzione dedica New York verso ogni provvedimento per agevolare il riadattamento fisico e psicologico ed il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima anche indiretta di maltrattamenti.

Intervenendo più incisivamente Istanbul norma la ‘protezione e supporto ai bambini testimoni di violenza’ (articolo 26), con previsione di particolari circostanze aggravanti nella determinazione della pena se il reato è stato commesso su un bambino od in presenza di un bambino (articolo 46).

Nonostante l’Europa avesse da tempo invitato gli Stati membri a lavorare per la sensibilizzazione sulla condizione dei minori vittime di violenza assistita ed a prenderla in considerazione nell’ambito delle legislazioni e delle politiche nazionali attraverso un approccio interdisciplinare per la protezione dei minori, in Italia il fenomeno tardava ad esser riconosciuto come un vasto problema sociale.

Era quindi necessario intervenire per disciplinare in modo omogeneo attraverso nuove norme generali, gli aspetti più cruciali di questi drammi per affrontare al meglio tutte le esigenze connesse al verificarsi di questi eventi inclusi i risvolti economici.

La legge 11 gennaio 2018 n. 4 riporta “modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici”. Si nota immediatamente che la legge attraverso la specifica di ‘crimini domestici’ non conferisce una connotazione di genere alle vittime ed agli autori del reato, quindi non è riferita solo al femminicidio anche se esso ne costituisce la casistica più diffusa. Le tutele e previsioni in essa contenute riguardano tanto i minori quanto i maggiorenni non economicamente autosufficienti e, ulteriore elemento degno di nota, è sottesa all’assoluta equiparazione tra l’omicidio del coniuge, del partner dell’unione civile e del convivente, estendendo in tal modo il suo ambito d’applicazione ai figli nati da qualsiasi tipologia di unione, anche non coniugale.

La condizione drammatica che si trovano a vivere questi bambini e ragazzi impone la messa in campo di strumenti adeguati ed efficienti, idonei a dare una risposta celere ai loro molteplici bisogni, anche con riferimento al nuovo contesto familiare. Niente e nessuno potrà mai colmare il vuoto che ciascun orfano di femminicidio porta nel proprio cuore ma, quantomeno, quel cuore si spera possa trovare un sollievo, seppur piccolo, grazie a borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento al lavoro.

È facile dimenticarsi dei figli quando si affronta il tema della violenza sulle donne. Invece violenza di genere vuol dire il più delle volte violenza sui più piccoli, sul loro immaginario, sulle loro certezze, sul loro mondo emotivo, affettivo e psichico. In definitiva sul loro presente e sul loro futuro.

Gli studi dimostrano che le situazioni vissute hanno, sulle persone minorenni che diventano orfani a seguito di questi eventi, un impatto psicologico devastante e ciò si riflette inevitabilmente anche nella loro sfera relazionale e scolastica. A questa già delicata situazione si sommano le questioni giuridiche e gli aspetti legali, tra cui la decadenza della responsabilità genitoriale, l’affidamento del minore e la designazione del tutore.

Misure e risorse per gli orfani di femminicidio sono state introdotte innanzitutto con la legge di bilancio per il 2018. Gli stanziamenti sono stati quindi incrementati con la legge ad hoc a tutela degli orfani per crimini domestici la numero 4 dell’11 gennaio 2018 e poi con la legge di bilancio per il 2019. Con quella norma per la prima volta il parlamento si impegnava a farsi carico dei problemi quotidiani degli orfani della violenza domestica, prevedendo aiuti per l’assistenza medica e psicologica oppure per «orientamento, formazione e sostegno» a scuola e nell’inserimento al lavoro. Infine la legge “Codice Rosso” del 19 luglio 2019 ha previsto un ulteriore aumento, estendendo l’ambito di applicazione anche alle famiglie affidatarie.

In assenza dei decreti attuativi necessari, però, queste norme erano rimaste essenzialmente lettera morta, contenitori senza valido contenuto.

Con il Decreto 21 maggio 2020 n. 71 , recante l’erogazione di misure di sostegno agli orfani di crimini domestici e di reati di genere e alle famiglie affidatarie, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° Luglio 2020, si realizza  l’adempimento da parte dello Stato del proprio dovere di contrastare tale fenomeno sul piano culturale, normativo e giudiziario, adottando finalmente, come prevede l’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e adolescenza del 1989, “ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza”, evitando, così, che questi ragazzi siano orfani tre volte, per la perdita di entrambi i genitori e per l’indifferenza dello Stato.

Paola Miglioranzi, pediatra di famiglia

Riferimenti bibliografici

Linee guida d’intervento per gli special orphans. WWW.SWITCH-OFF.EU- Who Where What Supporting Witness Children Orphans From Feminicide In Europe. A cura di Anna Costanza Baldry e Vincenza Cinquegrana, Gennaio 2015.

Baldry A.C. Orfani speciali: Chi sono, dove sono, con chi sono. Conseguenze psico-sociali su figlie e figli del femminicidio. Franco Angeli Editore, 2017

Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. La Tutela degli Orfani per Crimini domestici. Documento di studio e proposta. Aprile 2020.