Iniziamo, oggi, una breve parentesi tra albi e romanzi che offrono un’esperienza di lettura intorno al rapporto tra ricordo e morte. Per offrire una visione il più ampia possibile, sempre considerando che si tratterà di poche proposte, darò spazio a scritture e sensibilità molto differenti tra loro.

Alcune delle quali non totalmente in linea con l’idea di letteratura che ho suggerito finora. Questo perché penso che sia utile vedere insieme alcune delle macrocategorie più diffuse nell’editoria così da potersi orientare autonomamente al meglio. 


Ma siccome è importante iniziare bene, il primo libro che vi propongo è tra quelli che mi sono piaciuti particolarmente. 

Buona lettura.

  • Titolo: I tre funerali del mio cane
  • Autore: Guillaume Guéraud
  • Casa editrice: Biancoenero 
  • Anno edizione: 2020
  • Traduzione: Flavio Sorrentino

Libro scritto con font ad alta leggibilità

La lettura di questo breve racconto mi ha fatto venire in mente che mi capita più frequentemente di incontrare bambin* che riescono a far convivere vita e morte di quanto facciano gli adulti. Non voglio, né mi permetto di proporre un assoluto, ma è una considerazione che parte dalla mia esperienza personale. Cioè la possibilità di provare grande dolore, paura, di fronte alla morte e contemporaneamente di continuare a vivere e così giocare, ridere, scherzare sulla morte. Una consapevolezza dell’unione tra queste due dimensioni.

Veniamo alla storia. Questo l’incipit.

Non pensavo che sarebbe morto.

Non immaginavo neanche che potesse morire. 

E io lo so che la morte esiste, sono grande abbastanza per saperlo.

Ma non avevo idea che potesse accadere a lui.

Soprattutto in quel modo, in un istante, senza preavviso.

Queste parole sono pronunciate da Nemo che al rientro da scuola viene accolto dalla madre che gli comunica che Babino, il loro cane, è morto. 

Come non dare ragione al nostro protagonista. Sappiamo che la morte esiste ma crediamo, speriamo, che sia distante da noi. Poi questa distanza viene esaurita. A volte avendo il tempo degli addii, di pensare che qualcosa sta cambiando e cambierà. Altre volte, come in questo caso, senza preavviso. 

E in un attimo lo vengono a sapere anche Nadir e Giulio, i più cari amici, Morgana, amica e oggetto di una giovane infatuazione, che si attivano immediatamente per fare qualcosa. Il qualcosa viene suggerito dal padre di Nemo, “che non crede in Dio ma sa dire le cose in modo giusto”. Verrà fatto un funerale. Inizia così un divertente, lo possiamo dire senza sentirci in colpa, racconto corale di ricordi di avventure vissute con Babino, e riflessioni sulla morte. 

Il libro è talmente breve che non si può davvero raccontare altro della trama per non rovinare l’esperienza di lettura. Nonostante la brevità, la densità e sincerità sono di alta qualità. 

Guillaume Guéraud riesce a tratteggiare personaggi credibili e vivi con la conseguenza che i dialoghi tra quest*, vera forza del racconto, non sembrino artificiosi né finti.  Soprattutto se pensiamo alle poche pagine a disposizione per far crescere i personaggi.   

Possiamo così osservare un susseguirsi di battute, luoghi comuni, improvvise e sintetiche consapevolezze sulla morte e sulla vita. Il ricordare dà ritmo al susseguirsi dei funerali, ben tre, e alla consapevolezza della morte avvenuta ed alla ricerca di un senso. Senso che non si sente la necessità di dover formalizzare. L’apertura al futuro viene invece mantenuta continuando a vivere. 

Complimenti a Biancoenero edizioni per aver portato a noi questo breve racconto ed a Flavio Sorrentino per aver trovato le giuste parole. Storia che possiamo leggere in font ad Alta Leggibilità, cura importante.

Non posso che concludere con l’augurio di buona lettura, tanto da sol* che classi e gruppi.

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