Lo ammetto, sono di parte. Kubo e la spada magica è uno dei miei film di animazione preferiti, per cui mi pare corretto esplicitarlo da subito. Ed è anche il motivo per cui inizierò tessendone le lodi per poi entrare maggiormente nella storia.

Kubo and the Two Strings  titolo originale dell’opera, è un film d’animazione in stop-motion del 2016 diretto da Travis Knight e prodotto dallo studio di animazione Laika. Tra le ottime pellicole da loro realizzate, tutte di alto livello, si tratta di un piccolo capolavoro le cui candidature e premi vinti lo confermano. In Kubo si varca la soglia dei grandi racconti popolari. Come davanti ad un narratore orale sin dalla prima parola ed immagine entriamo in quella complessa sospensione che rende tutto credibile e possibile. Non a caso il film ci accoglie, senza perdere tempo, con un evidente “C’era una volta”, e da lì il gioco è fatto. Siamo rapit* e potremo sentirci soddisfatt* solo quando il cammino dell’eroe/eroina sarà portato a compimento. Questo grazie alla sincerità del film che sino all’ultimo ci fa capire che siamo dentro lo spessore della vita, per cui non possiamo dare nulla per scontato. Speriamo, vogliamo credere, ci auguriamo che tutto vada come vorremmo che andasse, ma non ne siamo sicur*. Questa è una delle caratteristiche che permette a Kubo e la spada magica di creare una vicinanza con il protagonista e vivere con tutto il corpo il pathos della storia.

E questa dichiarazione di intenti la abbiamo dalla prima inquadratura. Buio. Suono di onde di mare. E poi una voce “Non battete ciglio, da ora. Prestate attenzione a quello che vedrete e ascolterete. per quanto strano a voi sembri.”

Ed ecco che dal buio ci troviamo sospes* sulla nostra canoa nel ventre di un’onda alta decine di metri. Continua la voce del protagonista “Ed in più vi avverto, se vi muovete, se guardate altrove, se dimenticate una parte del racconto anche per un istante, il nostro eroe di sicuro perirà. “Ma non serve ricordarcelo perché il nostro respiro è bloccato mentre al crescere dell’onda capiamo che questa raggiunto l’apice si scaricherà mortalmente contro di noi. E così inizia una storia intrisa di epica, racconti popolari, mito capace di armonizzare respiri di comicità mai fuori luogo alla grande avventura di formazione. Il protagonista si trova infatti a dover scegliere se rimanere nascosto per sempre o accettare la sfida, mortale e non solamente per lui, di cercare la “verità” della propria storia passata e futura. Kubo è la spada magica racconta tanto e bene del nostro nascere sempre in medias res, tra una storia familiare passata, che ereditiamo, ed una futura che, in parte, costruiremo noi. Una trama che è spesso difficile da comprendere perché non possiamo vederla dall’alto ma solamente continuare ad integrarci nel gioco di trama ed ordito cercando di modificarne il disegno in corso d’opera.

Ed in questo la morte non può non essere una delle compagne di viaggio.

In forma metaforica Kubo si trova infatti a dover scegliere tra vivere, e rischiare l’uccisione di sua madre e di sé stesso, oppure morire lentamente in un lento oblio.

In forma reale e concreta nell’affrontare i pericoli dell’avventura.

In forma simbolica, nel comprendere cosa fare con la propria eredità familiare e cosa uccidere e cosa mantenere.

Oltre questo Kubo è una gioia per gli occhi. L’attento lavoro di stop-motion permette di godere dell’ambientazione che si muove da un antico Giappone medievale cittadino a scenari naturali. La caratterizzazione estetica dei personaggi gode della riconoscibilità archetipica della tradizione in dialogo con delle personalizzazioni che li rendono vivaci e vicini.

Nelle scelte estetiche, dai vestiti ai poteri magici, sempre armonizzate con la narrazione creando un nutrimento e rimando costante.

Ed infine nella colonna sonora, curata dal compositore premio Oscar Dario Marianelli, a dimostrare ancora una volta l’attenta costruzione di questo film. Colonna sonora che riesce a tenere insieme i suoni e le melodie della tradizione giapponese con Regina Spektor.

Vi lascio con una delle scene cardine, da cui tutto ha inizio.

Mattina presto, siamo nella piazza del mercato viva e brulicante di chiacchiere, pettegolezzi, scambi di lavoro, sguardi curiosi. Silenzioso arriva Kubo. Sicuro di sé si ferma al centro della piazza e suona un accordo con il suo Shamisen, uno strumento a tre corde,

Ogni persona risponde a questo richiamo e crea un cerchio intorno a lui.

Il tempo si ferma, come il risucchio dell’onda con cui inizia il film. Il ragazzino guarda ogni persona presente e poi declama ad alta voce:

 “Non battete ciglio, da ora. Prestate attenzione a quello che vedrete e ascolterete. per quanto strano a voi sembri.” 

La storia ha così inizio, nelle sue parole, nella melodia suonata, nei fogli che porta con sé e che si animano dando forma al racconto. E ricordate “(…) se vi muovete, se guardate altrove, se dimenticate una parte del racconto anche per un istante, il nostro eroe di sicuro perirà. “

Emanuele Ortu

Per approfondire:

  • Trailer del film

https://www.youtube.com/watch?v=-81nNWwJkds (italiano)

https://www.youtube.com/watch?v=qZefKaANfe0  (inglese)

  • Interviste al regista sulla preparazione del film
  • Sito della casa di produzione

https://www.laika.com/

Premi vinti