(di Fernando Pessoa)

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.

La poesia spesso trova le parole che noi non sappiamo scegliere. La morte è il proseguimento naturale della nostra vita. Difficile dire dove ti porti una strada, anche quando crediamo di conoscerla. Ad ogni svolta una sorpresa, ad ogni curva si affaccia un panorama che non ci aspettavamo, che non ricordavamo.

Si muore non solo quando la strada finisce, ma anche quando ci ritroviamo per quella strada improvvisamente soli, quando diventiamo invisibili per il mondo che ci circonda.

Ma quando qualcuno incontra il nostro sguardo ed è disposto a sostenerlo per tutto il tempo che verrà, in tutto quello che sarà necessario, allora non ci sono più confini tra terra e cielo. Apparteniamo tutti ad un’unica dimensione nella quale ci ritroveremo sempre, nella quale continueremo a sentire la presenza di chi amiamo, anche se non è più vicino a noi.

Tutto è inizio e fine, tutto è prima e insieme dopo, tutto è passaggio e crescita.

Non che questo renda la morte più leggera, ma è importante cogliere tutte le sfumature della vita in profondità, assaporando anche le parole che la rendono più piena e che possono determinare i percorsi educativi, le linee di pensiero che proponiamo nelle scuole a tutti coloro che vogliamo educare alla morte, al lutto e alla perdita.

Le parole hanno il potere di accompagnare, di farci ragionare, di farci assumere consapevolezza rispetto al qui ed ora. E’ importante parlare della morte, chiamarla, dare un nome a tutti suoi aspetti. Per farla esistere e così dominarla, conoscerla, affrontarla. Senza terrore, con consapevolezza. Consapevolezza di ciò che siamo, di ciò che è vita.

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