Oltre alla morte vi è un altro aspetto che incute timore e tende ad essere riposto nel dimenticatoio: il suicidio.

«Valutato come atto eroico o sublime nell’antichità classica (i suicidi di Socrate, Demostene, Diogene, Catone, Seneca) o come rivendicazione suprema della libertà umana in diverse ideologie, il suicidio fu considerato una gravissima colpa dal cristianesimo, una offesa a Dio che, solo, può dare o togliere la vita. Ci saranno processi ai suicidi con confisca dei loro beni e con sevizie ai loro cadaveri. Furono gli illuministi a rivendicare il diritto dell’uomo di disporre della propria vita, e scesero in campo per questo Voltaire, Montesquieu, Rousseau e Diderot. Solo nel 1810 è abolita in Francia la condanna del suicida. Hegel ribadisce che la facoltà di suicidio è ciò che determina la libertà dell’uomo di essere o non-essere» (Roberto Guiducci, Introduzione in Emile Durkheim, Il suicidio. Studio di sociologia, BUR, Milano, Ed. Dig. 2010)

Durkheim individua le cause principali non in particolari accadimenti esterni come un licenziamento, un lutto, ecc., neppure in particolari predisposizioni o patologie individuali. Il suo studio individua che le cause principali sono da ricercare in specifiche configurazioni della società. In particolare in quello che ha definito suicidio egoistico individua una particolarità della società del suo tempo che è andata sempre più sviluppandosi nella contemporaneità: l’individualismo.

«Ma la società non può disgregarsi senza che, in ugual misura, l’individuo esca dalla vita sociale, senza che i suoi fini personali diventino preponderanti su quelli comuni, e la sua personalità, in una parola, tenda a porsi al disopra di quella collettiva. Più deboli sono i gruppi cui appartiene, meno egli ne dipende, e sempre più, perciò, fa capo solo a se stesso e riconosce come regole di condotta soltanto quelle che si basano sui suoi interessi privati. Se, dunque, si conviene di chiamare egoismo questo stato di eccessiva affermazione dell’io individuale nei confronti dell’io sociale e ai danni di quest’ultimo, potremo definire egoistico il particolare tipo di suicidio risultante da una smisurata individualizzazione. » (Durkheim, op.cit., Il suicidio egoistico)

Nella società odierna dobbiamo tener conto dell’influenza fondamentale sui processi sociali, economici, politici che possiedono i media e i social. Quindi è eticamente doveroso per chi opera in questi settori domandarsi come trattare le notizie e le informazioni legate al suicidio. Di questo aspetto tratta il libro del giornalista Carlo Bartoli, L’ultimo tabù. Giornalisti, blogger e utenti dei social media alle prese con il suicidio, Ed. Pacini, 2019 

«Un ultimo tabù resiste ormai in una società che nella propria autorappresentazione metabolizza qualsiasi cosa: il suicidio. Giornalisti, blogger, comuni cittadini utenti dei social media non riescono a scrollarsi il peso di uno stigma secolare, retaggio di ancestrali pratiche apotropaiche e di riti pagani, che i sistemi assolutistici e poi i regimi totalitari hanno trasformato in tabù. Nelle nostre pratiche comunicative il suicidio è avvolto da un alone di mistero e incomprensione. Se ne parla solo in occasione di singoli episodi, quasi che il fenomeno non rappresentasse la seconda causa di morte tra giovani e adolescenti. Ma una maldestra comunicazione può generare un effetto imitativo, l’effetto Werther, una responsabilità a cui nessuno può sfuggire. Il libro affronta il tema esaminando alcuni casi esemplari: le storie di Robin Williams, Dolores O’Riordan, Océane, una giovane francese che ha integralmente rappresentato il proprio suicidio sui social, e il caso Blue Whale. »

Su quanto possa essere etico aiutare chi ha deciso di interrompere la propria esistenzae quali conseguenze possa avere sulla persona che ha aiutato il suicidio possiamo consigliare il fil di Valeria Golino, Miele, che narra di una ragazza che aiuta a morire persone che sono in fase terminale e si trova a dover decidere se aiutare una persona che non è affetta da una malattia terminale ma vuole comunque poe fine alla propria vita.Qui l’intervista alla regista e alla protagonista del film <https://youtu.be/AfgLTsPDYN0