Tredici anni fa mio nonno si ammalò di cancro e, nonostante la sua grande forza, se n’è andato l’11 maggio del 2011. Da questa esperienza, anche se ero ancora una bambina, appresi molto ed è per questo che all’età di 22 anni scrissi la mia tesi di laurea sul tema delle cure palliative. Il caso volle che proprio in quel periodo (settembre/ottobre 2022), mentre stavo scrivendo la mia tesi, la vita mi riservò una brutta sorpresa, mio papà si ammalò di quella brutta malattia chiamata cancro. A questo punto dedicai sempre più tempo ed energie alla mia tesi dal titolo “Una dignità possibile: le cure palliative per vivere la fine”, relatrice la carissima prof.ssa Paola Bastianoni.

Purtroppo, dopo una lunga battaglia mio papà si è spento ieri sera.

Rileggendo, oggi, la mia tesi e, nello specifico, il secondo capitolo dove si parla delle cinque fasi del dolore della Kübler-Ross, mi soffermo sulla quinta, quella relativa all’accettazione che viene conquistata dal malato quando ha superato le precedenti. L’accettazione non può essere considerata una fase felice ma, bensì, uno stato entro il quale il malato non prova più il dolore, la rabbia e capisce quale sarà il suo destino: necessita di un aumento delle ore di sonno e trova, finalmente, un po’ di pace. “Le nostre comunicazioni diventano più tacite che verbali. Il malato può fare soltanto un gesto della mano per invitarci a sedere un momento. Può tenerci la mano e chiederci di sedere in silenzio. La nostra presenza può confermare che saremo vicini fino alla fine. Il silenzio, in questi casi, vale più di tante parole dette.”

Non so se mio papà avesse accettato del tutto la sua malattia ma sono sicura che ha sentito i suoi cari vicini fino alla fine, in quella stanza numero 19. Le cinque fasi, cita la mia tesi, hanno in comune la speranza. Ad oggi, sono certa, sulla base della mia esperienza, che il mio papà ha avuto fino alla fine un briciolo di speranza per una nuova cura, ma purtroppo non è stato così. Con questo pensiero non posso guarire chi sta lottando contro questa malattia ma posso almeno mandare un messaggio di sostegno e vicinanza. Nessuno è da solo.

Sofia Trombini

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