Pappagalli verdi

di Gino Strada – 2000

E’ una raccolta di memorie relative ai teatri di guerra dove Strada è stato impegnato con i colleghi di Emergency. Il libro non segue un preciso ordine cronologico. Si alternano vicende ambientate in Iraq, Pakistan, Ruanda, Afghanistan, Perù, Kurdistan, Etiopia, Angola, Cambogia, ex-Jugoslavia e Gibuti.

Il contenuto di Pappagalli Verdi è costituito da appunti di viaggio, un viaggio nell’ orrore della guerra da parte di un uomo che di mestiere fa il chirurgo di guerra. Già, proprio il chirurgo di guerra, strano a dirsi, quasi irreale come mestiere, ma invece fin troppo vero, come vere sono le verdi mine antiuomo con due piccole alette che le rendono simili ad uccelli tropicali, che danno il titolo a questo libro. Un libro fatto di lucidi flash in ordine sparso, senza un filo conduttore specifico. L’unico file rouge, in questo caso più che mai, è il sangue e la sofferenza di popoli devastati dall’orrore, dall’irrazionalità e dalla barbaria della guerra. E’ un libro che ti penetra dentro proprio come schegge di mine antiuomo, quelle che in più di sessanta paesi del mondo sono ancora presenti e che, più crudelmente di una pallottola, lasciano dietro di sé mutilati e invalidi civili destinati a diventare, oltretutto, inutili costi sociali per i governi che ne dovranno affrontare cure e mantenimento. Sembra impossibile che esistano ancora così tante atrocità in un mondo che si ostina a definirsi civilizzato, ma la verità, troppe volte ancora negata dall’informazione di massa, è quella che si legge fra le righe di questo libro. Il suo autore, Gino Strada, è un uomo lucido che investiga se stesso, che in fondo come tutti ha paura, che ascolta nella sua baracca Animals dei Pink Floyd mentre fuori si sentono scoppi di bombe e raffiche di mitra. Ha visto la sua morte da vicino più volte, si interroga sui grandi perché della vita sapendo che non c’è una risposta se non quella di dedicare tutto se stesso affinché, nell’incomprensibilità di tutto questo, almeno i più sfortunati possano essere trattati come esseri umani e non come da carne da macello. In mezzo a tutti questi pensieri e in mezzo alla freddezza necessaria per operare in situazioni del genere si riescono anche a cogliere l’umanità e le debolezze di un uomo il quale, comunque, ha una famiglia e degli affetti che lo aspettano a casa mentre lui, in giro per il mondo, dedica la sua anima agli altri. E’ commovente leggere di come a volte un gesto possa regalare a un mutilato l’infinità di un attimo di gioia, ed è altrettanto fortemente d’impatto rendersi conto di come, in certi paesi, la mutilazione e la sofferenza sia una condizione così comune da far sì che un bambino coi brandelli dei propri arti in mano non abbia neppure la voglia di piangere. Questo è uno di quei libri che si dovrebbe far leggere nelle scuole per far capire cosa sia veramente oggi una guerra.

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