Pietro e Jacopo sono in viaggio per Marina di Ginosa in Puglia, quando si devono fermare per tre giorni a Sant’Anna del Sannio, un piccolissimo paese del Molise, a causa di un guasto alla vecchia Golf. Inizia, così, il tormentato viaggio nell’interiorità di un uomo solo e senza speranza che ha sentito prosciugare in sé ogni sentimento positivo: assieme alla perdita di denaro impegnato per le terapie del figlio che non hanno dato alcun miglioramento è naufragata qualunque forma di fiducia verso gli altri e anche l’amore nei confronti del figlio è finito con la speranza che arrivasse un miracolo, sostituito da una rabbia latente pronta a manifestarsi alla minima sollecitazione.

Jacopo ha diciotto anni, è autistico, “non parla, non sa fare nulla, si piscia e si caca addosso”, così lo descrive il padre a chi domanda, non avendo voglia di parlare, di dare spiegazioni sul come, il perché, il quando.  Pietro non può lasciarlo un attimo da solo perché si spaventerebbe: è imprigionato in Jacopo e quest’ultimo non può fare a meno di lui; soffre, pensa che Jacopo “non senta niente”, che non capisca alcuna parola, che non provi alcuna emozione e sentimento, perché, come ripete ossessivamente, “è a basso, bassissimo, funzionamento”. Una relazione tra loro gli risulta non solo impossibile da pensare, ma anche da sognare. Pietro ricorda che alla nascita Jacopo non sembrava riportare sintomi. Il problema si manifesta quando Jacopo passa troppo tempo concentrato e al di fuori della realtà a guardare una ruota della bicicletta. Sulle prime, Pietro e la moglie Bianca lo osservano quasi orgogliosi, poi si accorgono che qualcosa non va. Il padre ricorda tutte le false speranze che, a suo dire, ogni specialista ha dato loro. Jacopo, invece, con il passare degli anni ha perso totalmente la propria autonomia, non riesce nemmeno a parlare, l’unico suono che emette è MMMMMMMM, che indica una situazione di disagio, di bisogno, mai di piacere e di gratitudine. I suoi occhi appaiono a Pietro vuoti: suo figlio non riesce a comunicare con lui neanche con lo sguardo. Quanto darebbe, Pietro, per un abbraccio, uno scambio di qualcosa, un piccolo dialogo.

“I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma per Pietro la povertà non è la cosa peggiore, ogni giorno lotta contro se stesso, contro la perdita di amore per il figlio.  Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato: gli abitanti di Sant’Anna del Sannio, Agata, Gaia e Oliviero, sono loro l’umanità che ancora “resiste”, quella che può salvare Pietro.

Ilaria Bignotti, psicologa

D. Mencarelli, “Fame d’aria”, Mondadori, 2023

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