Nel mese di febbraio è iniziato il progetto di ricerca denominato “Prassi operative e impatti psico-sociali del ruolo di Operatore dei servizi funerari”. Sarà svolto a Ferrara coordinato dalla prof.ssa Paola Bastianoni e si avvarrà di un gruppo di ricerca composto da Mauro Serio, Pierpaola Pierucci, Gisele Ronga, Alessio Grossi. Il sistema economico che ruota attorno alle imprese funebri da diversi anni sta avendo uno sviluppo significativo mentre, dall’altro lato, la morte, nella nostra società, viene sempre più celata e sostituita dalle morti digitali televisive, dei film d’azione e di guerra e dei giochi spara-tutto. I riti funebri si sono sempre più “scarnificati”, impoveriti anche dalla scelta in continuo aumento della cremazione. Le imprese funebri si ingrandiscono, creano reti di servizi e nascono nuove realtà come l’associazione che riunisce le “case funerarie”, luoghi organizzati per accogliere il caro estinto e i suoi famigliari nel modo migliore possibile, cercando di permettere nuovamente quel momento di addio che prima avveniva nella casa e ora avviene nella maggior parte dei casi in luoghi spesso freddi e inospitali come gli obitori degli ospedali o delle RSA. Vi è una grande lacuna di ricerca nel nostro paese su questi fenomeni e, in particolare, sugli operatori che quotidianamente devono intervenire con grande professionalità, empatia e tempestività per aiutare le persone che subiscono un lutto, persone che, oggi più che mai, desiderano essere sollevate da qualsivoglia incombenza relativa al servizio funebre e a tutte le azioni che si devono svolgere per compierlo in modo corretto e soddisfacente. Questa ricerca vuole iniziare a colmare questo vuoto cominciando a conoscere questi operatori, comprendere le loro fatiche e le loro soddisfazioni, i modi e metodi di lavoro che contraddistinguono la loro professione. Una professione che, come quella di altre figure molto più conosciute e riconosciute, infermieri, medici, psicologi deve confrontarsi quotidianamente con il dolore del lutto e con la morte. Un’incombenza particolarmente gravosa che, anche a causa di vecchi stereotipi e pregiudizi, non ottiene il giusto riconoscimento sociale. Il nostro augurio è che un giorno, incrociando un carro funebre, un funerale o un operatore funebre il primo pensiero possa sì essere per la morte di una persona ma, subito dopo, possa essere per l’importante lavoro che questi uomini e donne del settore fanno con dedizione e grande attenzione.

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