Alan Bennett, Nudi e crudi, Adelphi, Milano, 2001

A cura di Ilaria Bignotti, psicologa

Non possiedono più niente, non sanno nemmeno il motivo per cui ciò è successo. Mr Ransome non batte ciglio e chiama subito la Polizia da una lavanderia a gettoni aperta 24 ore su 24. Sbrigate le pratiche, ritornerà alla propria routine, senza saltare nemmeno un giorno di lavoro. Mrs Ransome, invece, nella casa vuota e in assenza del marito, piange, ma poi decide di rimboccarsi le maniche e di ridare vita alla propria casa. Ci stupiamo dell’entusiasmo con cui Mrs Ransome affronta il compito: si affida ad un negoziante indiano, di cui diventerà cliente affezionata, per le cose più immediate, ma si concede anche delle coccole, come il forno a microonde. Riarredare la casa con uno stile etnico minimalista, cucinare con nuovi ingredienti, fare a volte colazione al bar, leggere riviste di scarso livello e guardare i talk alla TV tirano fuori la vera Mrs Ransome. Inoltre, con questi ultimi due strumenti, la donna si costruisce un vocabolario sconosciuto riguardante emozioni, sentimenti, relazioni e sessualità. Senza le parole adatte, non poteva esprimere ciò che provava. Dopo qualche settimana, però, viene ritrovato in un magazzino l’intero appartamento, identico in tutto e per tutto a come l’avevano lasciato. Mrs Ransome entra subito in confidenza con Martin, il magazziniere, perché ha l’età che avrebbe potuto avere un suo eventuale figlio. Per la prima volta Mrs Ransome fa cenno a questo. Quando l’appartamento torna ad essere identico a prima, austero e funzionale, Mrs Ransome va in crisi e confessa che “si sentiva come derubata due volte: la prima, dei suoi averi, la seconda della possibilità di superare la perdita”. (Alan Bennett, Nudi e crudi, Adelphi, Milano, 2001, p. 77). 

Solo verso la fine del libro Mrs Ransome rivela ad un emerito sconosciuto il proprio vuoto, commentando una carrozzina da lui utilizzata come oggetto d’arredo. ” ‘Anche noi una volta ne abbiamo avuta una così –  disse Mrs Ransome – per poco’. Era una cosa di cui non parlava da trent’anni. ‘Un figlio?’ ‘Doveva chiamarsi Donald – rispose lei – ma non ce l’ha fatta’ “. (ibidem, p. 87) Questa è l’unica testimonianza della storia di Donald e ci lascia senza parole. Dopo questa breve narrazione, il marito si sente male e morirà in ospedale. ” Così si chiude la parentesi aperta 32 anni or sono e Mrs Ransome torna a casa vedova” (ibidem, p. 95). In fondo, la morte di Mr Ransome ci può insegnare che chi non si adatta al cambiamento può essere destinato ad una vita povera, mentre chi cavalca le opportunità può liberarsi e rinascere, anche con l’aiuto di nuove parole. Dopo aver seguito il programma di elaborazione del lutto visto alla TV, Mrs Ransome ” Ora, si dice, posso incominciare” (ibidem, p. 95) con il ricordo e il racconto del piccolo Donald che finalmente farà parte della sua memoria e, quindi, della sua vita.

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