«Questa lettera avrei dovuto scriverla a tua madre, invece l’ho scritta a te. Se non                                    l’avessi scritta per niente allora sì che la mia vita sarebbe stata davvero un fallimento. Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita».

Era il 1994, quando venne pubblicato il romanzo dell’autrice triestina Susanna Tamaro, dal titolo “Va’ dove ti porta il cuore”.

Il libro ebbe un grande successo negli anni novanta diventando un best seller con 16 milioni di copie vendute in tutto il mondo, è stato inoltre inserito tra i 150 Grandi Libri che hanno segnato la Storia d’Italia.

Si tratta di una storia sulla vita e sulla morte dove il tema del lutto è molto presente a partire dalla stesura del romanzo stesso. Infatti, l’autrice si trovava nella sua casa sull’Alpe di Siusi quando, in procinto di terminare lo scritto, le arrivò una telefonata con una terribile notizia: il suo migliore amico Pietro si era tolto la vita suicidandosi. Fu questo un evento che sconvolse la scrittrice, ma allo stesso tempo decisivo, infatti, trascorsi alcuni giorni di lutto e influenzata da quanto accaduto, scrisse la parte conclusiva di “Va’ dove di porta il cuore”.

Inoltre, l’idea di realizzare un romanzo epistolare che come protagonista ha una nonna che scrive alla nipote, è sorta nell’autrice in seguito alla sua personale perdita della nonna materna Elsa, avvenuta anch’essa in quel periodo e con la quale sentiva la necessità di realizzare una forma di comunicazione. Non a caso infatti, Olga, la protagonista del romanzo, è un’anziana signora triestina di quasi ottant’anni che in seguito ad una malattia che l’ha colpita, sa che non gli rimane più molto tempo da vivere e, per questo motivo, scrive sotto forma di diario una lettera alla nipote Marta, che vive in America. L’intento è quello di ripercorrere la storia della sua vita e raccontare alla nipote verità nascoste e scomode riguardo la loro famiglia affinché la ragazza sia a conoscenza dei segreti che la riguardano. La scrittura assume per l’anziana una funzione terapeutica, infatti l’atto dello scrivere le permette di riappropriarsi della sua identità e di ritrovare il senso della sua esistenza, nonché di evadere dalla solitudine.

L’intento di Olga è quello di riportare un equilibrio nella relazione con la nipote con la quale nell’ultimo periodo vi erano stati contrasti che avevano portato ad un accordo fra le due, secondo il quale, avrebbero dovuto lasciare trascorrere un po’ di tempo prima di rimettersi in contatto.

Tuttavia, la nonna decide di sciogliere questo patto, iniziando la lettera raccontando un dolce aneddoto riguardo l’infanzia della nipotina. I ricordi sono i veri protagonisti del romanzo, carichi di emozioni e riflessioni, alternandosi fra i sogni e la realtà di una giovane Olga che era curiosa di scoprire il mondo ma che era sempre stata ostacolata da una famiglia dalle rigide convenzioni.  

Olga si racconta a cuore aperto tanto che le narrazioni acquisiscono spesso lo stile di confessione degli eventi successi. Il romanzo mette a confronto due diverse generazioni e due diverse età attraverso il rapporto, a tratti difficile e fatto di incomprensioni, tra una nonna e una nipote. 

Nella trama del libro emerge nuovamente il tema del lutto a causa delle perdite drammatiche che hanno segnato la vita della donna, che vengono raccontate con onestà, non nascondendo i momenti di debolezza e l’incapacità di elaborare tali lutti. 

Trattandosi inoltre di una narrazione compiuta quasi in punto di morte, il volume si caratterizza quasi più come un testamento dai connotati affettivi, frutto della volontà di donare qualcosa, non un bene materiale ma un insegnamento, attraverso un messaggio di libertà rivolto alla giovane nipote e allo stesso tempo, tramandare ciò che una nonna ha appreso nel corso della sua lunga e travagliata vita.

La nonna la esorta infatti a non sentirsi smarrita, di fronte alle scelte della vita ma di far spazio alle emozioni ed ai sentimenti, ascoltandoli e facendosi accompagnare da essi. 

Giada Zucchini, psicologa

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