È possibile scrivere un testo delicato e personale come un elogio funebre per qualcuno che non si conosce?

Chi è e cosa fa, nello specifico, un Eulogy writer (in italiano: Scrittore di elogi funebri su commissione)?

Quali sono gli effetti della scrittura di un elogio funebre a distanza di anni?

A queste e a molte altre domande, cari “venticinque lettori”, risponderò lungo il cammino di questa rubrica, che mi porterà ogni mese a spiegare le peculiarità del lavoro di un Eulogy writer.

In questo primo articolo partirò dall’inizio, raccontandovi come è iniziata la mia storia.

Dopo l’ennesima persona che mi chiedeva il favore di scrivere un elogio funebre per un parente o un amico, nel 2017 ho fatto una riflessione: sono tante le persone che amano scrivere quello che hanno nel cuore, ma sono veramente poche quelle che riescono ad ascoltare con l’anima e a scrivere quello che hanno nel cuore gli altri.

E sono ancora meno quelle che riescono a farlo in momenti delicati come quello del lutto.

Improvvisamente ho capito qualcosa che era chiaro a chi mi stava intorno ma non a me: il dono che avevo di far sentire accolte e capite le persone che volevano mettere per iscritto i più bei ricordi legati ad un defunto era una autentica rarità.

È stato così che nel 2018 ho proposto ad una delle imprese di onoranze funebri della mia città una collaborazione per offrire un’opportunità totalmente nuova per l’Italia: un servizio di Scrittura e lettura di elogi funebri per coloro che volessero salutare il loro caro con una lettera personale.

Considerati i tempi stretti tra il momento dell’incontro conoscitivo con la famiglia e il funerale, ogni volta ho a disposizione solo 24 ore per scrivere un elogio funebre. In questo lasso di tempo mi immergo completamente nel vissuto, nei linguaggi, nel “giardino segreto” di un nucleo familiare e creo quello che mi piace chiamare un prodotto di alto artigianato: un discorso ogni volta nuovo, intimo e cesellato su misura, in grado di rispecchiare completamente i preziosi racconti che mi vengono messi tra le mani.

I primi tempi non è stato facile avvicinarmi alle famiglie in lutto con disinvoltura, ma con gli anni ho elaborato un mio metodo per far sentire i miei interlocutori a loro agio e far vivere l’esperienza dell’incontro e del racconto come un momento di pace e serenità, che la maggior parte a distanza di anni definisce addirittura “liberatorio”.

Nei giorni che vanno dalla morte del caro al giorno del funerale, le famiglie sono sopraffatte dalle incombenze e corrono tra un luogo e un altro come automi, senza avere molto spesso nemmeno il tempo di pensare.

Dalle testimonianze che ho raccolto in questi anni, potersi ritagliare un’ora per fermarsi, sedersi ed essere ascoltati mentre si ripercorrono gli istanti più belli vissuti con qualcuno che non c’è più ha un valore inestimabile, da cui si trae giovamento anche a distanza di tempo.

La forza di un elogio, dunque, non sta solo in ciò che si andrà a scrivere e a leggere in pubblico, ma anche nel percorso che si è intrapreso per far emergere e condividere quei ricordi.

Infine, prima di salutarvi lasciatemi dire che amo profondamente la lingua italiana e non sono d’accordo con l’utilizzo di termini inglesi in presenza di corrispettivi italiani, ma considerato che lo “Scrittore di elogi funebri su commissione” è un lavoro diffuso negli Stati Uniti ma praticamente inesistente in Italia, dopo lunghe riflessioni ho pensato fosse giusto chiamare questo mestiere proprio con il suo nome originario: Eulogy writer.

Laura Bertaglia, Eulogy writer, celebrante funerali laici e formatrice