Giada Zucchini, psicologa

E’ la storia di Giuseppina Pasqualino di Marineo in arte Pippa Bacca, è la storia di una donna e di un viaggio, è una storia di coraggio che però non è servito a regalare a questa storia un lieto fine.

Pippa Bacca è nata nel 1974 a Milano, nipote di Piero Manzoni, era un artista che a suo modo, aveva deciso d’intraprendere la stessa strada dello zio, perché l’arte ce l’aveva nel sangue. Trasformava oggetti in altri oggetti attraverso il semplice uso delle forbici oppure servendosi dell’uncinetto; con l’opera Surgical mutations, ha ritagliato foglie raccolte in un bosco per trasformarle in foglie di altre specie vegetali. Pippa ha sempre cercato di coniugare la sua vena artistica alle sue passioni, in questo caso il viaggio.

L’intento di Pippa Bacca e della sua amica Silvia Moro era di diffondere un messaggio di pace e per farlo si erano proposte di vestirsi da spose, per simboleggiare un matrimonio simbolico fra popoli e l’unione con quell’ideale di pace che le aveva spinte a partire. Il messaggio che volevano diffondere infatti era proprio questo: celebrare la vita e l’unione fra popoli. Per questo motivo, infatti, sarebbero partite da Milano per attraversare in autostop undici paesi, teatro di conflitti armati, giungendo come meta ultima nella città di Gerusalemme, dove le spose avrebbero lavato i loro abiti per mondarli simbolicamente dai resti della guerra.

Intrapreso il viaggio, le due amiche ad ogni tappa, incontrarono la solidarietà delle donne dei luoghi in cui si soffermavano, fraternizzando con il rituale della lavanda dei piedi, riservato alle ostetriche. Pippa, lavava i loro piedi in segno di riconoscenza per il loro ruolo di donare la vita e come omaggio alla vita. Silvia invece, affidava il proprio abito alle ricamatrici incontrate lungo il percorso, per “arricchirlo” delle loro tradizioni.

Dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria, le due ragazze arrivarono in Turchia il 20 marzo, da dove avrebbero dovuto poi proseguire per la Siria, il Libano, la Giordania, Cisgiordania e Israele, preventivando di arrivare a Gerusalemme per la metà di aprile.

A Instabul però Pippa Bacca e Silvia Moro si separarono, promettendosi di incontrarsi nuovamente pochi giorni dopo a Beirut, tuttavia a Beirut Pippa Bacca non arrivò mai, il suo viaggio finì in modo tragico e crudele il 31 marzo 2008 a Gebze, dove venne violentata e uccisa dall’uomo che le aveva dato il passaggio. Il corpo venne trovato solo l’11 aprile abbandonato e malamente nascosto sotto un mucchietto di terra.

La morte di Pippa Bacca scosse l’opinione pubblica, i video dei suoi atti di beneficenza fecero il giro del mondo. Tuttavia, nel mormorio generale iniziò ad elevarsi una frase tagliente, che si accompagna ancora troppo spesso agli eventi di violenza sulle donne “se l’è cercata”.

Pippa Bacca, come tutte le altre vittime di violenza, non se l’è affatto cercata perché, come ha raccontato sua sorella Rosalia Pasqualino di Marineo, era solita usare l’autostop per viaggiare non per questioni economiche ma per conoscere e relazionarsi con gli altri e soprattutto per dimostrare che facendo del bene si riceve del bene, come atto di fiducia negli altri e nei propri ideali.

La tragica conclusione di questa storia non è testimonianza di una donna che se l’è cercata ma di una donna, che ha voluto diffondere un messaggio ed oltre a questo messaggio, ne possiamo trarre un altro tutti noi “Non sono le donne a dover limitare la propria vita, perché sennò ritenute colpevoli di subire violenze ma che occorre fare molto, e c’è ancora molto da fare, per educare gli uomini a non fare del male alle donne”.

Fai buon viaggio Pippa.

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